Mascherine anti-Covid e impatto sull'ambiente: in Italia dal 2020 ne sono state usate 46 miliardi
11 lug 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Troviamo le mascherine anti-Covid abbandonate ovunque: per strada, in mare, nei fiumi o in montagna.
Da Marzo 2020 a Giugno 2022 ne sono state consumate presumibilmente, nel mondo, 3.483 miliardi. L'Italia ha contribuito con 46 miliardi, come ha calcolato la Società italiana di Medicina ambientale (SIMA). Scopri di più su Facile.it, leader nel confronto di carte di credito online.
L'allarme inascoltato
L’allarme da parte di ambientalisti e scienziati risuona già dai primi mesi di emergenza sanitaria. Purtroppo il fenomeno fino ad oggi è stato ignorato dagli Stati; così come ne è poco consapevole la gente, a causa della carenza di informazioni, della gravità della pandemia e dell'esigenza prioritaria di limitarla.
4.000 milioni al giorno nel mondo
Si arriva ai 3.483 miliardi globali di mascherine facendo un calcolo in base ai dati pubblicati da Environmental Science, rivista dell’American Chemical Society.
Due anni fa nel 2020 aveva stimato che nel mondo se ne consumassero 129 miliardi ogni mese: 1.548 miliardi in un anno, circa 4 miliardi al giorno, 3 milioni al minuto.
Coprono 60.000 km2
Come riporta la sezione Atlante di Treccani.it, considerando che una sessantina di mascherine occupa 1 metro quadrato, finora, in 27 mesi, ne abbiamo prodotte a livello mondiale quante bastano per 60.000 chilometri quadrati; sarebbero più che sufficienti per 'tappezzare' l'intero territorio dell’Italia nord-occidentale (Liguria, Val d’Aosta, Piemonte e Lombardia, in tutto 58.000 km2).
Un impatto catastrofico
Noi ovviamente siamo favorevoli al loro uso per contrastare la pandemia, ha dichiarato il presidente della SIMA, Alessandro Miani, ad Atlante. Però si sarebbe dovuto pensare allo smaltimento corretto, al loro impatto, al riciclaggio, alla produzione di maschere meno inquinanti, al ricorso a sistemi alternativi per sanificare gli ambienti chiusi.
Invece non è successo, tanto meno in Italia. Così sull'ecosistema stanno avendo un impatto catastrofico.
Quanto sono inquinanti
Tutti i DPI (dispositivo di protezione individuale) usati durante l'emergenza sanitaria - dalla mascherine ai guanti monouso, ai kit diagnostici per i tamponi - sono fatti con materiali inquinanti e tossici.
Per limitarci alle mascherine, bisogna sapere che non solo, quando sono integre, possono soffocare gli animali che la ingeriscono o vi si impigliano in modo fatale.
Sono anche non biodegradabili e costituite da tre materiali diversi, non riciclabili nello stesso momento.
In particolare, il finto tessuto è composto da unmix di polimeri (soprattutto propilene e poliestere).
Le particelle di micro e nano plastica
Si legge su Treccani Atlante: Se anche una sola mascherina su cento fosse abbandonata in giro invece di essere gettata tra i rifiuti, si arriverebbe a 1,29 miliardi al mese. Nell’ambiente restano per decenni (in teoria, la parte in plastica fino ad almeno 4 secoli), frantumandosi sempre di più, fino a trasformarsi in particelle di micro e nanoplastica: in mare e nei corsi d’acqua le inghiottono i pesci (gli stessi che poi mangiamo); sulla terraferma, trascinate dall'acqua, vanno nelle falde freatiche e da lì anche negli acquedotti. Rilasciano anche piombo, antimonio e rame.
Oggi se ne ricicla solo il 9%
Poi: L’ipotesi dell’1% di dispersione però è ottimistica. Uno studio firmato da tre scienziati cinesi nell’Aprile del 2022 su Science of Total Environment sottolinea che il 79% delle mascherine è finito in discariche più o meno efficienti o, peggio, nell’ecosistema, mentre soltanto il 12% è stato incenerito e appena il 9% riciclato.
Ammesso e non concesso che possano essere raccolte tutte o quasi, buttarle nelle discariche non elimina il problema, semmai lo rinvia; bruciarle non è l’ideale, per il rischio di emissioni nocive.
In entrambi i casi si sprecano materie prime potenzialmente riutilizzabili, continua l'articolo.
Utili per costruire strade
La soluzione più sostenibile sarebbe il riciclo su larga scala. Però esistono solo proposte in questo senso.
Per esempio, i ricercatori australiani del Royal Melbourne Institute of Technology hanno individuato promettenti possibilità di utilizzo per costruire strade e marciapiedi. Per realizzare 1 chilometro di strada a due corsie si consumerebbero circa 3 milioni di mascherine (93 tonnellate).
In Germania l'istituto di ricerca Fraunhofer nel 2021 ha scoperto un sistema per triturarle e usare il materiale ricavato per fabbricarle nuove di zecca.
Nell'attesa, però, miliardi di mascherine stanno già inquinando l'ambiente.
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