Le difficoltà di avere un IBAN estero in Italia

Le difficoltà

Fornitori di servizi di pagamento, commercianti e autorità pubbliche spesso non rendono agevole impostare addebiti diretti per pagare in Italia con un IBAN non italiano.

Ciò può creare alcune difficoltà, considerato che più di 3 italiani su 4 (oltre il 75% della popolazione, circa 50 milioni di persone) possiedono un conto corrente. L’atto di accusa arriva attraverso una nota congiunta sottoscritta da una ventina di società europee del settore fintech, come Wise, Klarna, Revolut e N26 e da altre organizzazioni.

Cos’è l'IBAN

IBAN è l’acronimo di "International bank account number" e identifica un conto bancario. Gli IBAN sono utilizzati nella maggior parte dei paesi europei e in numerosi paesi al di fuori dell’Europa. Un esempio di IBAN italiano può essere questo: IT 12 A 54321 67890 123456789012.

Com’è composto

Come viene calcolato l'IBAN? È composto da 27 caratteri alfanumerici:

• 2 caratteri che identificano lo Stato (IT è Italia);
• 2 caratteri numerici di controllo;
• 1 carattere, sempre una lettera maiuscola, corrispondente al codice CIN nazionale;
• 5 caratteri corrispondenti all’ABI, l’identificativo dell’istituto bancario;
• 5 caratteri corrispondenti al CAB, l’identificativo dell’agenzia cui si riferisce il conto;
• 12 caratteri corrispondenti al numero di conto corrente.

La discriminazione

La discriminazione avviene quando persone o aziende non riescono a inviare o ricevere denaro da un conto bancario situato in un altro Stato membro. Questa pratica è diffusa in tutta Europa e impedisce a consumatori e imprese di effettuare pagamenti o riceverli.

Secondo Accept My Iban, migliaia di persone ogni anno non riescono a pagare le aziende telefoniche, l'affitto, le bollette, gli abbonamenti alle palestre, i trasporti pubblici o gli acquisti online effettuati con bonifico.

Nuove norme

Le venti aziende hanno chiesto alle istituzioni dell'UE di rimediare. Come? Potrebbero essere introdotte nuove norme nella direttiva sui servizi di pagamento (Psd) e nel regolamento (Psr) della Commissione europea.

Servirebbero per comminare sanzioni più chiare ed efficaci contro la discriminazione, per favorire la condivisione di conoscenze, approfondimenti, migliori pratiche tra gli organismi statali competenti e per estendere il divieto di discriminazione degli Iban anche a valute differenti dall’euro.