Conti deposito: una soluzione contro l’inflazione che corre
15 nov 2022 | 6 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
I conti correnti dei risparmiatori sono ancora corposi in Italia, segno della tendenza delle famiglie a voler tenere la liquidità in giacenza in tempo di crisi. La pandemia da Covid-19 prima, la crisi energetica e la guerra tra Russia e Ucraina poi, hanno evidentemente spinto ancora di più gli italiani a mettere i propri risparmi da parte, per poter poi fronteggiare meglio i momenti più difficili.
L’analisi
I dati parlano chiaro: secondo l’ultimo Report del centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d'Italia, sull'aumento dei risparmi degli italiani nell'ultimo anno da maggio 2021 a maggio 2022, “il totale delle somme lasciate in banca dalla clientela privata è cresciuto di oltre 105 miliardi di euro. Il saldo totale dei conti correnti e dei depositi ammonta a 2.101 miliardi di euro, in aumento di oltre il 5% rispetto ai 1.995 miliardi di un anno fa."
"Le riserve delle famiglie – prosegue l’analisi - sono cresciute di oltre 48 miliardi arrivando a 1.178,8 miliardi complessivi (+4%), mentre quelle delle aziende sono salite di quasi 29 miliardi fino a quota 416 miliardi (+7%)”.
Numeri questi che si traducono in quasi 100 miliardi in più sui conti correnti degli italiani. Il saldo complessivo è pari a 1.481 miliardi, in crescita dal 7% rispetto ai 1.384 miliardi di maggio 2021: su questa cifra pesano i rischi legati alla crescita costante dell'inflazione che riduce sensibilmente il potere d'acquisto dei risparmi infruttiferi.
"I comportamenti delle famiglie e delle imprese, fotografabili dall'analisi per strumento, mettono in evidenza un atteggiamento orientato soprattutto alla massima prudenza. Se i cittadini proseguono nel frenare la spesa, le aziende continuano a congelare qualsiasi investimento di breve e medio periodo. Non solo: le scelte fatte dalle aziende e dalle famiglie portano alla luce, inoltre, la volontà di accumulare denaro con forme di deposito particolarmente liquido e, contestualmente, evidenziano la sensibile riduzione dei servizi bancari con vincoli di durata (per esempio, i depositi fino a 2 anni o oltre)", osservano gli analisti del Centro studi di Unimpresa.
Come tutelarsi dall'inflazione
Come proteggersi, allora, dall’inflazione, mai così alta dagli anni ‘80?
In questa sorta di "tempesta perfetta" i tassi di interesse stanno tornando ad essere sempre più interessanti e ciò fa guardare con maggiore interesse a strumenti finanziari tornati, dopo anni, di nuovo appetibili: stiamo parlando dei conti deposito. La risalita del costo del denaro ha, infatti, riacceso un mercato che ormai da diversi anni era finito in “pausa”.
Gli istituti di credito hanno a loro volta adeguato l’offerta: vincolando la liquidità si può ottenere oggi fino al 4% lordo annuo. Il tasso di interesse proposto è, appunto, da considerarsi sempre al lordo della ritenuta prevista dallo Stato italiano che corrisponde al 26% degli interessi. Ad esempio, sul tasso di interesse del 4% lordo, la ritenuta del 26% è pari all’1,04%, il che significa che si otterrà un tasso di interesse del 2,96% netto.
Rendimenti questi che, comunque, venendo da anni di “tassi sottozero”, sembrano davvero appetibili in questo periodo storico per chi vuole rimanere al sicuro dalle oscillazioni dei mercati e avere una remunerazione certa.
Ovviamente i tassi più alti saranno quelli offerti sui conti deposito vincolati con scadenze medio/lunghe (anche di cinque anni, ndr) .
Che cos’è un conto deposito?
Il conto deposito, come dice la parola stessa, è un “luogo” dove poter depositare le somme di denaro in eccesso. La banca utilizzerà tali somme per le sue attività di prestito e investimento, e in cambio riconoscerà un determinato tasso di interesse.
Ovviamente gli interessi per il deposito del denaro varieranno a seconda dell’istituto di credito, ma in questo momento risultano, comunque, essere più alti rispetto a quelli offerti da un semplice conto corrente.
I conti deposito si dividono in:
- conti deposito svincolati, dove la liquidità è sempre a disposizione. In questo caso i rendimenti saranno più bassi proprio per la possibilità di poter ritirare le somme depositate in qualsiasi momento, senza incorrere in penali.
- conti deposito vincolati, dove le somme depositate resteranno bloccate per il tempo del vincolo stabilito (3 mesi, 6 mesi, 36 mesi, etc.). Questo tipo di conto deposito sarà scelto, ovviamente, se la somma da vincolare non dovrà servire all’investitore per l’intera durata del vincolo. Durante questo periodo, infatti, il correntista non potrà disporre del denaro, neanche in caso di emergenza, pena la perdita degli interessi. In questi mesi matureranno, dunque, tassi di rendimento stabiliti con l’istituto di credito che saranno, comunque, più alti e vantaggiosi rispetto a quelli riconosciuti con la sottoscrizione di un conto deposito non vincolato o svincolabile. Al termine del vincolo il sottoscrittore riceverà gli interessi stabiliti oltre al capitale parcheggiato.
I rendimenti
Un fatto certo è che rendimenti così alti, come non si vedevano da anni tra i conti deposito delle banche italiane, anche oltre il 3%, sono possibili grazie all’aumento dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE), rialzo questo che è destinato a proseguire nei prossimi mesi per contrastare la crescita dell’inflazione.
Per il risparmiatore che vuole far fruttare i propri risparmi senza farli erodere dall’inflazione, dunque, la sottoscrizione di un conto deposito, con questi rendimenti, diventa sicuramente un'opzione da prendere in considerazione. Ovviamente sempre con la dovuta consapevolezza.
Bisogna innanzitutto domandarsi, infatti, se questa forma di investimento possa essere la scelta giusta per proteggere i propri risparmi. Innanzitutto c’è da dire che si tratta di uno strumento sicuro perché tutelato dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, quindi è assicurato il risarcimento della somma investita fino a un massimo di 100mila euro.
Una delle prime domande che si pone chi sottoscrive un conto deposito, poi, è se sceglierne uno con vincolo o senza vincolo.
Ovviamente tutti vorrebbero ottenere sempre il massimo dei rendimenti, ma se si ha la consapevolezza che quei soldi depositati potrebbero servire a breve scadenza è meglio non optare per vincoli troppo a lungo termine. Se le somme che si stanno mettendo da parte potrebbero servire per le emergenze, insomma, sarà meglio non vincolarle.
Una buona strategia potrebbe, ad esempio, essere anche quella di scegliere un conto deposito che preveda entrambe le opzioni, in modo da tenere una parte della liquidità immediatamente disponibile e un’altra parte vincolata per il periodo che si deciderà.
Il conto di deposito, è, infatti, per sua natura una sorta di salvadanaio, un parcheggio utile e sicuro per la liquidità, da cui ottenere un rendimento (il più alto possibile) e da cui attingere in caso di emergenza, o da usare accantonando una piccola cifra, ogni mese, in attesa di poter disporre di una cifra sufficientemente alta per investire su un altro prodotto.
I rialzi dei tassi non sono certamente finiti e, di conseguenza, anche la possibilità che le banche rialzino ancora, in un futuro nemmeno troppo lontano, i tassi offerti sui conti di deposito, è concreta. Il consiglio è, dunque, di non impegnare tutti i risparmi per un periodo di tempo troppo lungo, per avere così la possibilità di muoversi più liberamente. Sarebbe utile privilegiare conti deposito liberi o, se vincolati, con una durata non troppo lunga, magari non oltre i sei mesi, e con la possibilità di svincolo anticipato.
Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma, due master, ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali occupandosi soprattutto di economia e finanza. Collabora da diversi anni con Milano Finanz
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