Costi conto corrente bancario: le principali voci di spesa
18 apr 2019 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
Accreditare lo stipendio o la pensione, fare bonifici, ricevere finanziamenti: sono tanti i motivi per cui oggi nessuno può fare a meno di un conto corrente bancario. Ne esistono molti, ognuno con caratteristiche diverse e costi differenti.
Ecco alcuni consigli per capire qual è il conto corrente migliore per le proprie esigenze e quali sono le principali voci di spesa da affrontare.
Innanzitutto bisogna considerare quelli che sono i principali costi fissi: il canone mensile o annuo, i canoni legati ad eventuali carte di pagamento, le imposte di bollo, le spese per l’invio delle comunicazioni al cliente.
Le spese variabili, invece, cambiano in base al tipo e al numero di operazioni realizzate: ad esempio il numero di bonifici che si effettuano. Questo tipo di costi, dunque, dipende da come il cliente utilizza il conto e dalle scelte commerciali della banca. I principali costi variabili di un conto sono: le spese per la registrazione sul conto di ogni operazione; le commissioni per l’esecuzione dei singoli servizi; le spese di liquidazione periodica ogni volta che la banca calcola gli oneri e gli interessi; gli interessi e altri oneri in caso di scoperto. Vediamoli singolarmente.
Canone del conto corrente
Se il conto è a canone fisso va pagato mensilmente o annualmente; in cambio la banca offre un determinato numero di operazioni incluse nel prezzo oppure, in alcuni casi, azioni illimitate. È un’opzione utile, quindi, se si compiono, normalmente, molte operazioni: in questo modo si sa già quanto verrà a costare la gestione del conto, senza alcuna sorpresa a fine mese. In alternativa, alcuni conti correnti hanno canoni molto bassi se non gratuiti, offrendo un limitato numero di operazioni incluse, le altre vanno pagate singolarmente.
Imposta di bollo del conto
E' dovuta per il solo fatto di aver aperto un conto corrente. Mentre i conti correnti intestati a persone fisiche con un saldo medio annuale che non supera i cinquemila euro non devono pagare questa imposta di bollo conto corrente, agli altri questa costa 34,20 euro. Nel caso di conti correnti intestati a persone giuridiche è pari a 100 euro l’anno.
Commissioni per eseguire le operazioni
Si intendono le spese per effettuare un bonifico, un prelievo con carta di credito o bancomat, la domiciliazione delle bollette, l’emissione di un assegno e così via. Queste variano a seconda della banca scelta, in alcuni casi possono essere gratuite.
Carta bancomat
In alcuni casi le banche chiedono di essere retribuite per la fornitura di questo strumento, anche se in molti casi è concesso gratuitamente.
Estratto conto
Mentre la sua versione digitale può essere consultata sempre gratuitamente attraverso gli strumenti di home banking, la sua versione cartacea ha un costo che varia da banca a banca; può essere recapitato mensilmente, oppure ogni tre o sei mesi, o anche solo una volta all’anno.
Invio cartaceo delle comunicazioni
Come per l’estratto conto, tutte le comunicazioni che la banca invia per posta possono avere un costo ricaricato sul cliente.
Spese di chiusura del conto corrente
La legge oggi le proibisce, ma occorre controllare che non avvenga comunque un addebito da parte della banca.
Massimo scoperto trimestrale
L’interesse che la banca applica se si ricorre al fido (ad esempio in caso di scoperto di conto). Spesso può essere alquanto elevato: solitamente, il pagamento avviene nel trimestre successivo a quello in cui si è andati in rosso.
Spese di chiusura periodica o di liquidazione
Alla fine dell’anno solare o di un determinato periodo intermedio, di solito ogni trimestre, vengono calcolati interessi e spese; queste verranno poi attribuite al cliente.
Negli ultimi sei mesi i costi di gestione dei conti correnti delle principali banche italiane sono lievitati. L'incremento più rilevante riguarda il costo annuale di un conto in una banca online (+38,3%). Più lievi i rincari invece per chi sceglie di accantonare i propri risparmi in un istituto di credito tradizionale. Anche in questo caso chi svolge molte operazioni di internet banking spende di più (+6,4%). Nel complesso, comunque, il conto online resta comunque la soluzione più conveniente di deposito bancario: in un anno costa in media 45 euro a fronte di 100 euro di spesa con un conto corrente classico.
Ma quali sono le operazioni che hanno inciso di più nell'aumento complessivo dei costi bancari? Esaminandole nel dettaglio, sono soprattutto tre: il costo del singolo assegno si è triplicato, schizzando da 0,03 a 0,09 euro (pari al 214,81% in più), il canone annuo della carta di debito è invece raddoppiato, lievitando da 2 a 4,22 euro (pari al 111,11% in più). Per un bonifico online prima bastavano 0,11 euro di commissione che ora sono diventati 0,22. A seguire, tra le voci che hanno risentito di più degli incrementi, anche i versamenti contanti e gli assegni (più 50,88%), i prelievi ATM da altre banche (più 49,67%).
Ma non tutto è più caro, anzi, alcune voci di spesa sono addirittura diminuite. Si risparmia moltissimo, ad esempio, con i bonifici disposti allo sportello (-7,11 %), che a settembre scorso costavano 4,34 euro e ora 4,03 euro. Si spende lievemente meno anche per prelevare contante in filiale (-0,24 %). Mentre invece è lievitato moltissimo il canone annuo (+ 32,98%), passando da 28,80 euro di settembre ai 38,30 euro attuali.
La sintesi dei costi (Isc)
Poi c’è l’Isc. L’Isc di un conto corrente è l’indicatore finalizzato a evidenziare il costo complessivo di tale strumento e dovrebbe facilitare la vita dei correntisti sul versante spese. L’indicatore sintetico dei costi deve essere comunicato dalla banca prima dell’apertura del conto ed è stato introdotto da Banca d’Italia al fine di aumentare la trasparenza delle comunicazioni ai consumatori (è riportato all’interno del foglio informativo).
L’Isc fornisce dunque un’idea del costo complessivo del conto corrente in base alle spese e alle commissioni che possono essere addebitate al cliente nel corso dell’anno, senza considerare gli oneri fiscali e gli interessi. L’indicatore viene calcolato per uno o più “profili di operatività tipo” (famiglie e pensionati) individuati dalla Banca d’Italia.
Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma, due master, ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali occupandosi soprattutto di economia e finanza. Collabora da diversi anni con Milano Finanz
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