Addio agli incentivi auto: cosa cambia dal 2025
25 nov 2024 | 4 min di lettura | Pubblicato da Alessandro d.
Dal 2025 gli incentivi per l’acquisto di auto a basse emissioni non saranno più disponibili in Italia, segnando una svolta nelle politiche di sostegno al settore automotive.
Un cambio di strategia che si inserisce in un contesto europeo di crisi del mercato automobilistico e richieste di revisione del Green Deal. Cosa cambierà dal prossimo anno?
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Incentivi auto addio dal 2025
Gli incentivi auto disponibili nel 2024 non hanno funzionato perché non hanno portato quell'effetto positivo sulla produzione. È partito da questo assunto il ministro delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) Adolfo Urso, rispondendo a una interrogazione di alcuni senatori del Partito Democratico relativa al taglio dell'80% del Fondo Automotive previsto dalla legge di bilancio.
Per il 2025 quindi, e probabilmente anche per gli anni successivi, gli ecobonus per l'acquisto di auto a basse emissioni non verranno confermati.
Nuova strategia per il settore automotive
Lo ha spiegato anche il ministro dell'Economia (MEF) Giancarlo Giorgetti in sede di audizione sulla Legge di Bilancio. L'obiettivo è quello di cambiare rotta, puntando su una nuova politica per il settore automotive.
I 700 milioni destinati fino a quest'anno a finanziare le rottamazioni e gli incentivi per l'acquisto di auto elettriche non ci saranno più ma saranno dirottati alle imprese che accetteranno di investire sul processo di riconversione rispetto alla produzione tradizionale.
“Non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire, tagliamo i fondi per le rottamazioni e incentivi all’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina o altri paesi” ha detto il ministro Urso, evidenziando tra le righe che l'obiettivo del governo è quello di sostenere l'industria interna, con l'individuazione di filiere strategiche.
Incentivi per le filiere strategiche
Infatti, il titolare del MEF ha detto che la nuova strategia prevede l'istituzione di filiere strategiche nazionali, tra le quali è incluso appunto anche il settore automotive. Lo scorso 6 novembre il ministro ha firmato un provvedimento per un nuovo sportello relativo ai contratti di sviluppo finanziato dal PNRR con una dotazione di 500 milioni di euro, che potrà essere integrata nel biennio 2025-2027.
Una strategia che il ministro aveva già anticipato a fine ottobre 2024, nel corso della presentazione del Libro Verde Made in Italy al 2023 presso il Cnel, dicendo che lo Stato italiano “dovrà agire come stratega nel delineare la politica industriale per i prossimi cinque anni - con lo sguardo al 2050 - tenendo conto di quello che sono le caratteristiche e le priorità del sistema Paese, e indirizzando al meglio le risorse pubbliche per affrontare e superare le sfide della triplice transizione, ecologica, digitale e geopolitica”.
Il Libro Verde enumera 15 grandi obiettivi, tra i quali quello di consolidare la posizione dell'Italia nella top 10 delle economie mondiali, che vede al momento il nostro Paese terzo in Europa e ottavo nel mondo, oltre a tutelare il modello produttivo tradizionale del Made in Italy.
Con l'individuazione di filiere strategiche per l'economia e l'industria italiana, si vuole anche adottare una politica industriale orientata per filiere istituendo una “Conferenza delle Imprese e delle Filiere”, consolidando le interdipendenze tra le imprese dei diversi settori.
Crisi dell'automotive è un problema europeo
Nel question time in Senato, Adolfo Urso ha voluto sottolineare come la crisi del settore dell'automotive non riguarda solo l'Italia ma coinvolge tutti gli stati europei.
Come evidenziato dall'UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), il mercato europeo delle autovetture continua a mostrare chiari segnali di crisi registrando il quarto mese in negativo sui primi nove dell’anno. Dopo il calo di agosto (-16,5%), anche settembre 2024 chiude con una flessione del 4,2% con 1.118.083 immatricolazioni rispetto alle 1.167.637 unità di settembre 2023, .
I cinque principali mercati europei (Major Market) a settembre mostrano andamenti differenziati:
- la Spagna cresce del 6,3%
- il Regno Unito dell’1,0%
- Germania, Italia e Francia calano rispettivamente del 7%, 10,7% e 11,1%
Nei primi nove mesi dell’anno la Spagna segna un +4,7%, il Regno Unito segue con un +4,3% e l'Italia è terza con +2,1%. Dati che confermano la crescita, anche se ridotta rispetto ai precedenti otto mesi. Germania e Francia sono sempre in negativo, rispettivamente dell’1,0% e dell’1,8%.
A confermare la situazione la decisione del Gruppo Volkswagen, che fino a pochi anni fa si giocava la leadership della produzione mondiale con Toyota, di chiudere tre stabilimenti produttivi in Germania con conseguenti licenziamenti.
Revisione del Green Deal
In questo scenario il governo italiano chiede all'Europa una revisione del Green Deal già nel 2025, con un anno di anticipo rispetto al 2026 come previsto dalla normativa UE e di aver concordato con la Repubblica Ceca (Paese che ospita diverse sedi produttive di auto) un documento per anticipare le clausole di revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per i veicoli leggeri, già presentato anche ai colleghi europei.
L'intenzione non è quella di mettere “in discussione l’obiettivo di decarbonizzazione al 2035, ma chiede che si raggiunga con un approccio di neutralità tecnologica” ha detto il ministro Giorgetti. In buona sostanza l'esecutivo cerca di convincere l'Unione Europea che gli obiettivi del Grean Deal si possono raggiungere non solo con le auto elettriche ma anche con quelle alimentate con i combustibili E-fuel e i biocarburanti.
Il Green Deal prevede il divieto in Europa di immatricolare auto con motore endotermico dal 2035, e multe dal 2025 legate alle emissioni delle nuove auto immatricolate.
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