Truffe con carte contactless: come funzionano e come difendersi
21 dic 2021 | 4 min di lettura | Pubblicato da Salvatore B.
Le precauzioni per la pandemia da Coronavirus hanno cambiato abitudini che prima si ritenevano normali.
Una di queste è la limitazione dell'uso del contante per evitare contatti da cui potrebbero scaturire contagi. Ciò ha fatto incrementare l’uso delle carte di pagamento contactless, che non richiedono di digitare il PIN e quindi diminuiscono la necessità di toccare superfici che altri hanno usato in precedenza.
Dall'inizio del 2021 il limite per questo tipo di pagamenti è salito da €25 a €50. Purtroppo, l’aumento di questo limite espone i consumatori a maggiori rischi di subire frodi che al momento sono nelle loro prime fasi di sviluppo.
Come funzionano i pagamenti contactless
I pagamenti e le carte di credito contactless (senza contatto) permettono ai clienti di utilizzare un chip di identificazione a radiofrequenza (RFID) incorporato in una carta di pagamento o un dispositivo elettronico che usa la tecnologia NFC (Near Field Communication) per effettuare pagamenti tenendo la carta o il dispositivo vicino a un terminale compatibile. In questo modo i due dispositivi comunicheranno utilizzando le onde radio, scambiandosi le credenziali di pagamento criptate.
La maggior parte dei dispositivi NFC può avviare la comunicazione e rispondere ad essa, consentendo la trasmissione di dati e pagamenti peer-to-peer, cioè privi di intermediazione. Tuttavia, è più probabile che le carte di pagamento usino credenziali di pagamento criptate. Mastercard e Visa hanno implementato parecchie iniziative per aumentare l'uso di terminali di pagamento contactless, portando questo tipo di transazioni a costituire tre quarti di quelle concluse in Europa.
I pagamenti senza contatto sono sicuri?
Le frodi con le carte contactless sono ancora limitate. Tuttavia, è possibile ad esempio aggiungere credenziali di pagamento rubate a un portafoglio mobile e usarlo per fare acquisti fraudolenti in negozi fisici. I malfattori vanno incontro a rischi maggiori di essere scoperti quando compiono più tentativi di rubare le credenziali di una singola carta.
La maggior parte dei sistemi di pagamento senza contatto permette solo un numero limitato di transazioni prima che sia necessario inserire nuovamente il PIN,limitando così rigidamente l’uso di una carta rubata oppure compromessa. Con questo aumento dei limiti, i truffatori possono ora più che raddoppiare il loro profitto da una singola transazione, rendendo i dispositivi contactless più allettanti per i loro fini disonesti.
Finora, la maggior parte delle frodi che hanno coinvolto questi pagamenti hanno avuto luogo grazie a mezzi poco sofisticati, vale a dire il furto diretto delle credenziali o dei dispositivi usati per transazioni truffaldine. Le truffe che hanno avuto luogo fino ad ora hanno sfruttato la vulnerabilità di sistemi specifici, non la tecnologia contactless in generale. Al momento risultano quindi in gran parte infondati i timori sui furti dei dati di carte contactless in modalità wireless semplicemente entrando in prossimità di un dispositivo di pagamento. Infatti, non è possibile clonare le contactless, ci sono molte barriere tecnologiche e normative che renderebbero quasi impossibile avviare ed elaborare una transazione senza la collaborazione del proprietario del dispositivo.
La maggior parte dei portafogli moderni contiene un blocco RFID incorporato e sono disponibili custodie sottili per carte che ne bloccano la lettura. I pagamenti senza contatto possono essere più sicuri delle carte di plastica, ma la frode è sempre in agguato. I commercianti e le aziende dovrebbero fornire opzioni contactless con la dovuta lungimiranza nell'anticipare e difendersi proattivamente contro i modi in cui potrebbero essere usati male o sfruttati.
Rimborsi per transazioni fraudolente
In ogni caso la tracciabilità delle transazioni resta uno dei vantaggi che offre l’uso della carta di credito o carta di debito. Ciò offre un’agevolazione nelle procedure di rimborso a seguito di frodi. Prima di contattare l’emittente della carta è sempre meglio provare a rivolgersi al venditore ed eventualmente attenersi alle procedure di reclamo di quest’ultimo. Procedure che sono di solito disponibili sul sito del commerciante. Se questi non fosse raggiungibile o non offrisse aiuto, allora bisogna contattare il gestore della carta o del sistema di pagamento tramite il quale si è conclusa la transazione.
L’intestatario di una carta di credito o debito potrebbe chiedere il rimborso dei suoi soldi avanzando una richiesta di risarcimento per transazioni contestate o chargeback secondo le procedure dell’emittente. Anche in questo case è consigliabile chiedere per iscritto e tenere traccia delle corrispondenze. Qualora il fornitore della carta accogliesse le richieste che il consumatore ha inoltrato, il commerciante potrebbe tuttavia contestare il rimborso, anche se questo fosse già avvenuto. Se poi il fornitore della carta negasse la richiesta di chargeback, l’acquirente può chiedere contezza di questa decisione.
In alcuni casi specifici, il consumatore che lo ritenga opportuno può rivolgersi anche all’Arbitro Bancario e Finanziario, la camera arbitrale per la risoluzione di controversie che coinvolgono gli istituti di credito.
Giornalista finanziario che ha lavorato a Londra, Parigi e Milano presso il Gruppo Financial Times, Acuris (in precedenza Mergermarket), Euromoney ed altre testate specialistiche.
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