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Prestare il proprio conto corrente è reato? La Cassazione chiarisce

2 dic 2024 | 3 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.

Il tema della gestione dei conti correnti  bancari è stato oggetto di crescente attenzione da parte delle autorità giuridiche e finanziarie italiane, in particolare per quanto riguarda il rischio di coinvolgimento in attività illecite come il riciclaggio di denaro.

Recentemente, la Corte di Cassazione è intervenuta con una sentenza che ha fatto discutere, stabilendo che mettere a disposizione di altri il proprio conto corrente per far transitare denaro può configurare il reato di riciclaggio.

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Cos’è il riciclaggio di denaro?

Prima di analizzare il caso specifico, è bene ricordare cosa si intende per riciclaggio di denaro. Si tratta di un reato che consiste nel celare l’origine illecita di risorse economiche, attraverso una serie di operazioni finanziarie che consentano di dissimulare la provenienza del denaro, facendolo apparire come legittimo.

Il processo può avvenire in vari modi, ma l’intento è sempre lo stesso: rendere “pulito” il denaro proveniente da attività criminose come frode informatica, traffico di droga, corruzione o evasione fiscale. I proventi delle attività criminali rappresentano tra il 2% e il 5% del PIL mondiale, mentre in Italia, secondo l'Istat, sono pari a circa l’1% del PIL, ossia circa 20 miliardi di euro.

La normativa italiana sul riciclaggio si basa principalmente sul Decreto Legislativo 231/2007, che recepisce le direttive europee in materia e punisce non solo chi ricicla denaro, ma anche chi agevola tale operazione attraverso la propria attività economica.

Il caso del “prestito” di conto corrente

Molti non si rendono conto dei rischi che corrono quando consentono ad altri di utilizzare il proprio conto corrente per far transitare denaro. Prestare il proprio conto può sembrare un gesto innocuo, ma può avere conseguenze legali gravi, soprattutto se il denaro proviene da attività illecite.

La Corte di Cassazione, con una sentenza della seconda sezione penale, ha chiarito che anche se il titolare del conto non è direttamente coinvolto nell’attività criminosa, prestare il conto per far transitare denaro “sporco” configura il reato di riciclaggio.

La sentenza della Cassazione: le motivazioni

Nel caso esaminato, la Cassazione ha analizzato la condotta di un individuo che aveva messo a disposizione il proprio conto corrente per operazioni finanziarie sospette. Secondo i giudici, il semplice fatto di facilitare l’uso del conto per tali operazioni può costituire un atto di riciclaggio, anche senza prove dirette di complicità in un crimine.

La sentenza n. 29346 del 6 luglio 2023 ha escluso che il prestito del conto possa essere considerato innocuo. Nella sentenza si legge:

“Integra il delitto di riciclaggio la condotta di chi, senza aver concorso al delitto presupposto, metta a disposizione il proprio conto corrente per ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa del denaro.”

Questo significa che lasciare versare sul proprio conto denaro altrui, anche senza concorso diretto nel reato, può configurare il reato di riciclaggio.

La responsabilità del titolare del conto corrente

Il punto cruciale della decisione riguarda la responsabilità del titolare del conto. Anche in assenza di consapevolezza diretta sull’origine illecita dei fondi, chi presta il proprio conto può essere perseguito penalmente. La legge impone un vero e proprio dovere di vigilanza sulla provenienza del denaro che transita nel conto.

Se il flusso di denaro non è giustificato in modo chiaro e documentato, il titolare può essere accusato di non aver adempiuto agli obblighi di attenzione e, di conseguenza, punito penalmente.

Le implicazioni pratiche della sentenza

Questa decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, evidenzia la necessità di una maggiore attenzione da parte dei titolari di conti correnti. In secondo luogo, solleva interrogativi per le banche e le istituzioni finanziarie, che sono obbligate a monitorare i flussi di denaro e segnalare le operazioni sospette.

Sebbene la responsabilità primaria ricada sul titolare del conto, le banche devono collaborare con le autorità per prevenire il riciclaggio, utilizzando strumenti come la segnalazione di operazioni sospette.

Infine, una maggiore educazione finanziaria rappresenta uno strumento fondamentale per ridurre i rischi di coinvolgimento involontario in attività criminali.

Autore
foto Giusy Iorlano

Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma.

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