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Il prezzo bloccato si "sblocca"? Cosa fare se il fornitore di luce e gas modifica la tariffa

11 ago 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Giorgia N.

energia luce gas expert speaks cosa fare se il prezzo bloccato della tariffa cambia

Tariffe e luce e gas a prezzo bloccato? Oggi, purtroppo, non è più sempre così. In questo anno di rincari alle stelle, è successo infatti che diversi fornitori abbiano cambiato le condizioni previste nei contratti a prezzo fermo, ritoccando i prezzi all'insù.

A denunciarlo è l'associazione Consumerismo No Profit, che spiega come negi ultimi mesi diverse compagnie venditrici di energia abbiano scritto o stiano scrivendo ai propri clienti, comunicando loro una modifica delle condizioni che il più delle volte si tradurrà in un aumento in bolletta.

Secondo l'associazione, "migliaia di utenze stanno ricevendo in questi giorni una lettera dagli operatori energetici con cui si comunicano modifiche unilaterali delle condizioni economiche della fornitura".

Energia: confronta le tariffe

Una pratica legale

La pratica è legale, perché la legge consente alle aziende che operano nel libero mercato di modificare le condizioni contrattuali pattuite, purché la modifica nasca da un'esigenza reale, sia mossa cioè da motivi oggettivi, come per esempio il rincaro delle materie prime a cui stiamo assistendo da mesi. L'importante è che a seguito della variazione sia data la possibilità all'utente di recedere dal contratto gratuitamente, e di trovare magari un contratto di fornitura più conveniente.

Occhio al preavviso, deve arrivare 3 mesi prima

Come comportarsi, allora? L’articolo 13 del Codice di condotta commerciale per la vendita di energia elettrica e gas, prevede che il venditore mandi al cliente la comunicazione della variazione in forma scritta, con un preavviso non inferiore a 3 mesi. La comunicazione, tra l'altro, non può essere trasmessa all’interno dei documenti di fatturazione o assieme ad essi, ma deve arrivare separatamente, per evitare il rischio che il cliente non ci faccia caso. Oltre alle informazioni sulla modifica, nella lettera deve trovarsi anche l'indicazione del termine in cui scatteranno le nuove tariffe (non prima di tre mesi), e una stima di quella che potrebbe essere la spesa nei 12 mesi successivi alla variazione, calcolata sulla base della nuova tariffa e dei consumi del cliente nell'ultimo anno. Non solo. Nella comunicazione deve essere contenuta anche l'indicazione della variazione di spesa, in termini assoluti o in percentuale. In altre parole, il cliente deve poter capire subito quale sarà il suo esborso accettando la variazione, e cosa cambierà rispetto al passato.

La regola d'oro: confrontare il mercato

Le stime e i calcoli sono utili anche per farti un'idea di quanto spenderai con le nuove tariffe, e capire se, alla luce della variazione, quel contratto resta comunque conveniente per te, oppure ti conviene valutare altre offerte. Considera, infatti, che non sempre le nuove condizioni proposte dal venditore sono svantaggiose rispetto alla media del mercato, e prima di cambiare è bene valutare con attezione, mettendo a confronto quello che abbiamo con i pacchetti delle altre società. A questo proposito, tra l'altro, è bene sapere che la legge dà ai clienti la possibilità, oltre che di cambiare fornitore, di chiedere al proprio venditore di restare suo cliente, alle condizioni economiche e contrattuali del servizio di tutela.

Il recesso, via raccomandata o pec

Non è finita, perché nella sua comunicazione l'azienda deve spiegare al consumatore modalità e termini di un eventuale recesso, che deve essere rigorosamente gratuito.
In genere è necessario inviare una raccomandata A/R all’indirizzo indicato dall’azienda, oppure via Pec, o via fax. In alcuni casi è contemplata anche la semplice comunicazione via email. Se decidi di cambiare venditore, però, sarà la nuova azienda di cui diventi cliente a occuparsi del passaggio e a sbrigare le pratiche di recesso. Ricorda che tutte le procedure, in ogni caso, dovranno essere interamente gratuite per te.

La strada del reclamo

Se il recesso, infine, non dovesse essere accolto, o se la società dovesse pretendere una penale, la prima cosa da fare è inviare un reclamo scritto all'azienda, allegando tutta la documentazione, dal contratto iniziale alla comunicazione della modifica, includendo la lettera di recesso e l'evntuale ricevuta della raccomandata deal Peco o del fax. Se anche il reclamo non dovesse andare a buon fine, c'è il servizio di conciliazione gratuito dell'Arera.

Autore
giorgia nardelli

Pugliese trapiantata in Emilia, giornalista professionista dal 2005, laurea in filologia romanza e master in giornalismo all’Università di Bologna.

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