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Criptovalute: le ragioni del crollo di Gennaio

2 feb 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Salvatore B.

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Tra il 24 ed il 25 Gennaio 2022 la capitalizzazione di mercato delle criptovalute è crollata di oltre 205 miliardi di Dollari. La volatilità ha travolto anche il trading delle monete meme. Dogecoin ha perso oltre il 10%, Shiba Inu il 14%. Nella settimana precedente l'indice Nasdaq ha registrato quasi il meno 5%. Il Bitcoin ha subito un calo significativo dal massimo storico di Novembre 2021, perdendo più di 30.000 dollari. Chi ha investito 1.000 dollari al picco del prezzo, oggi riporterebbe una perdita pari a quasi il 45%.

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Pressioni regolamentari sul mining in Russia e Cina

Giovedì 20 Gennaio la Banca Centrale della Russia ha proposto di vietare sul territorio nazionale l'uso delle criptovalute e la loro estrazione (mining). La Russia è uno dei primi tre paesi al mondo dove si minano Bitcoin.

Già nel 2021, la decisione della Cina di implementare un giro di vite sulle criptovalute ne aveva fatto crollare i prezzi. Il gigante asiatico ha vietato a tutte le sue banche e istituzioni finanziarie di offrire ai clienti qualsiasi servizio che coinvolga le criptovalute.

Le autorità di vigilanza finanziaria del paese hanno anche messo in guardia contro il trading speculativo. La Cina ha ordinato di chiudere completamente l'estrazione di Bitcoin nella provincia del Sichuan e ha imposto alle banche di smettere di sostenere le transazioni di criptovalute facendone crollare i prezzi.

Inoltre, la decisione di Tesla (Nasdaq: TSLA), il produttore di automobili elettriche fondato da Elon Musk, di non accettare più Bitcoin come pagamento per i suoi prodotti, aveva innescato un’ulteriore spinta al crollo estivo del 2021. Solo tre mesi prima la società aveva acquistato Bitcoin per un controvalore di 1.5 miliardi di Dollari. Il repentino annuncio di Musk ha impattato anche Ethereum, Binance Coin, Dogecoin, XRP e Litecoin. Molti hanno ritenuto il comunicato dell’imprenditore un affronto alla credibilità delle criptovalute per diventare un metodo di pagamento valido contro le valute fiat.

Futuro ancora poco chiaro

L'ultimo crollo del Bitcoin e delle altre criptovalute sta dimostrando quanto sia necessaria una regolamentazione maggiore del settore nonostante la febbre dell’oro digitale abbia contagiato il mondo intero.

I sostenitori del Bitcoin ritengono che il suo valore risieda nella sua offerta limitata (21 milioni di token) che a sua volta dovrebbe servire come protezione dai rischi di alta inflazione. Tuttavia, il ritmo vertiginoso a cui stanno aumentando i prezzi nel mondo rende quest’asserzione discutibile.

La Fed si sta preparando ad aumentare i tassi di interesse, portando molti investitori ad alleggerire la propria esposizione alle criptovalute in maniera molto più rapida di quanto facciano rispetto al mercato azionario. La comunità finanziaria non vuole ancora tributare il Bitcoin dello status di bene rifugio.

Giovedì 20 Gennaio, La Fed (che sta lavorando al lancio di un Dollaro Digitale) ha chiarito che qualsiasi azione nei confronti delle criptovalute dipenderebbe in ultima analisi dall'approvazione dei legislatori del Congresso.

La cautela della banca centrale scaturisce dal fatto che l'interesse per le monete digitali è esploso negli ultimi anni. Negli USA sono nati 30.000 cripto bancomat e a metà Gennaio Eric Adams, il nuovo Sindaco di New York, ha annunciato che avrebbe convertito il suo primo stipendio in Ethereum e Bitcoin per poi depositarlo presso una piattaforma online. Anche i sostenitori più entusiasti delle criptovalute si scontrano però con il fatto che queste sono lontane dal circolare tanto facilmente quanto le valute fiat.

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