Guerra in Ucraina: che impatto ha avuto sulle criptovalute?
10 mar 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Salvatore B.
Le criptovalute come Bitcoin ed Ethereum sono protagonisti importanti nei dibattiti che l'invasione russa dell'Ucraina ha fatto scaturire in merito all'imposizione delle sanzioni contro gli occupanti ed alle turbolenze che hanno impattato le operazioni internazionali di trading finanziario.
Il ruolo delle monete digitali in questo contesto di altissima tensione internazionale ha sollevato tre domande.
Le preoccupazioni
Molte sanzioni economiche hanno colpito la Russia per tagliare il paese fuori dal sistema finanziario globale a seguito della sua invasione dell'Ucraina. Le imprese americane hanno ricevuto il divieto da parte del Governo USA di intrattenere rapporti di affari con cittadini ed aziende russe. Gli Stati Uniti, gli alleati europei ed il Canada hanno hanno tagliato alle maggiori istituzioni russe l’accesso ai mercati finanziari globali escludendole da SWIFT, un sistema di comunicazione interbancaria.
Le sanzioni hanno anche fatto precipitare il valore del rublo, la valuta russa. In relazione a questi provvedimenti, alcuni dubbi sorgono spontanei:
- La Russia potrà usare criptovalute come il Bitcoin per aggirare le sanzioni?
- La natura tracciabile della blockchain e la mancanza di liquidità potrebbero impedire ai russi di ricorrere alle divise digitali per aggirare eventuali embarghi?
- Il bitcoin ha assunto lo status di oro digitale?
L'anonimato delle transazioni su blockchain
Siccome Bitcoin ed altre valute digitali sono spesso decentralizzate, cioè non sono emesse o controllate da un'entità come una banca centrale, alcuni analisti hanno temuto che il Bitcoin potesse essere uno strumento utile alla Russia per aggirare le restrizioni che le istituzioni internazionali hanno imposto.
Quando la criptovaluta viene inviata ad altri utenti, non passa attraverso i tradizionali canali finanziari, ma tramite la blockchain, che è un libro mastro pubblico delle attività. È quindi possibile tracciare i movimenti di fondi da un conto all'altro abbastanza facilmente. Questo non lo rende un buono strumento per evitare le sanzioni.
Il più grande equivoco sulle criptovalute rimane che non siano rintracciabili e che siano usate principalmente per scopi illeciti. Gli oligarchi e le aziende russe non hanno inoltre abbastanza liquidità per spostare il loro denaro. Le criptovalute sono ancora una frazione minima del mercato valutario globale, e quindi è difficile usarle per spostare grandi quantità di denaro.
Inoltre le piattaforme di scambio di criptovalute che operano con rigorosi codici di condotta hanno alzato la soglia di attenzione per evitare di far transitare fondi con origini dubbie o illegali. Quindi sarebbe un errore ritenere che le aziende che si occupano di crypto non debbano rispettare la legge. Proprio come qualsiasi altra attività di servizi finanziari regolamentata, le piattaforme di trading di criptovalute controllano infatti che le persone che si iscrivono ai loro servizi non risultino iscritte alle watchlist globali e bloccano le transazioni da indirizzi IP che potrebbero appartenere a persone o entità sanzionate.
Oro digitale?
Dopo l'attacco della Russia all'Ucraina, il volume di acquisto di bitcoin con rubli è molto aumentato. In questo caso la criptovaluta è uno strumento che i detentori di rubli hanno usato per preservare la loro ricchezza dal crollo della loro valuta. Per aggirare con successo tutte le sanzioni finanziarie degli Stati Uniti e dei loro partner, lo Stato russo avrebbe bisogno di una quantità di valute digitali così grande da rendere le criptovalute uno strumento inefficace per questo scopo.
È improbabile quindi che la Russia possa eludere le sanzioni utilizzando le divise digitali. L'idea che il bitcoin possa assurgere al ruolo di oro digitale, quindi di riserva di valore e bene rifugio in tempi di turbolenza, si è rivelata inesatta. Negli ultimi anni, lo scambio di bitcoin ha infatti seguito dinamiche correlate agli investimenti in capitale di rischio, in particolare alle azioni.
Sebbene la guerra in Ucraina abbia spinto il bitcoin a valere sopra i 44.000 dollari, molti esperti non lo ritengono ancora meritevole dello status di bene rifugio capace di mantenere il proprio valore durante i periodi di turbolenza del mercato. Gli investitori hanno venduto criptovalute e azioni in modo aggressivo quando è stato chiaro che la Fed (la Federal Reserve, la Banca Centrale degli Stati Uniti) avrebbe aumentato i tassi di interesse più velocemente del previsto. Questo non è accaduto per l’oro. Dovranno passare ancora molti anni prima che il Bitcoin completi il suo processo di maturazione sottraendo quote di mercato agli attuali beni rifugio.
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