Auto storiche e auto d'epoca: differenze e tutto ciò che c'è da sapere
Le auto storiche e quelle d’epoca rappresentano da sempre un oggetto di grande interesse che esercitano un notevole fascino sugli appassionati di automobilismo, al pari delle ultime novità disponibili sul mercato delle new entry, come quelle che si possono trovare a questa pagina dedicata alle offerte auto: https://www.facile.it/auto/risultati.html. Tuttavia non tutti sono a conoscenza del fatto che questi due termini non siano intercambiabili indifferentemente, come vedremo in modo approfondito in questo articolo. È prima di tutto il Codice della Strada a chiarire la differenza tra le due categorie, ma queste riguardano anche il momento del pagamento del bollo e dell’assicurazione. Inoltre, per auto storiche e auto d’epoca è stato istituito un apposito registro riservato esclusivamente a loro, e nel quale vengono raccolte, allo stesso modo in cui il PRA accoglie l’iscrizione di tutti gli altri veicoli.
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Sommario
- Cosa sono le auto d’epoca: cosa dice la legge e quali sono i vincoli
- Caratteristiche, limiti e normative delle auto storiche
- Auto d’epoca e storiche: il pagamento del bollo
Cosa sono le auto d’epoca: cosa dice la legge e quali sono i vincoli
Come si accennava in precedenza, è lo stesso Codice della Strada a fornire una prima definizione chiara di cosa si debba intendere per auto d’epoca. Questo concetto viene trattato nel corso dell’articolo 60, nel quale si specifica che l’auto d’epoca è una vettura che può vantare un interesse storico e collezionistico, ma che, allo stesso tempo, non possiede i requisiti minimi che sono necessari per la libera circolazione su strada. Infatti, non si troverà iscritta al PRA (Pubblico Registro Automobilistico), ma deve figurare nell’elenco del Centro Storico del Dipartimento per i trasporti terrestri. A seconda dei casi specifici, può darsi che la macchina sia limitata dal punto di vista costruttivo, ad esempio non è equipaggiata con gli specchietti, o ha la guida invertita, elementi che possono inficiare la sicurezza di conducente, passeggeri e altri automobilisti che si possono incontrare. In altri casi, la vettura non è dotata di sistemi aggiornati a tutela dell’incolumità dei suoi ospiti, e quindi non rispetta le normative vigenti. Per fare un esempio banale, basti pensare che fino a circa venti anni fa le auto non avevano i freni anteriori.
Unica eccezione al divieto di guida su strada riguarda la partecipazione a mostre o eventi tematici organizzati, ovviamente quando questi sono autorizzati: solo ed esclusivamente in questo caso è giustificato condurre un veicolo d’epoca sulle strade. La normativa di riferimento è contenuta anch’essa all’interno dell’articolo 60 del Codice della Strada (comma 3 lettera a). Sempre facendo menzione della legge, il Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada (riportato nel D.P.R. 495 del 1992), prevede che il proprietario di una vettura d’epoca debba obbligatoriamente essere in possesso del foglio di via, e anche di una targa con valore provvisorio, entrambi rilasciati dalla Motorizzazione Civile. Viene dunque redatta un’autorizzazione che ha il preciso scopo di delineare e definire i percorsi sui quali è premesso transitare, unitamente alla velocità massima che la macchina può raggiungere, in base a una valutazione del veicolo, del suo funzionamento, e delle garanzie che questo può offrire.
Infine, è necessario ricordare che non basta che una macchina sia sufficientemente datata affinché possa essere considerata d’epoca. Occorre infatti che il veicolo in questione ottenga una specifica certificazione, senza la quale risulterebbe semplicemente un’auto vecchia. A questo scopo, è necessario rivolgersi di nuovo alla Motorizzazione Civile, che incaricherà uno dei suoi esperti per valutare il mezzo attraverso una serie di verifiche accurate e meticolose, che ne accertino buone condizioni e fedeltà al modello originale. Al termine di questa procedura, se l’esito è positivo, il proprietario riceverà il Certificato di rilevanza storica e collezionistica, dopodiché potrà chiedere l’iscrizione agli appositi registri regolamentati dalla legge.
Caratteristiche, limiti e normative delle auto storiche
Entrando più specificamente nel merito delle differenze che intercorrono tra le già descritte auto d’epoca e quelle storiche, possiamo affermare che queste ultime, se rispecchiano tutti i criteri stabiliti dalla legge come necessari alla circolazione, possono di fatto essere liberamente essere condotte su strada. Ovviamente si dovranno rispettare i vincoli imposti da comuni e regioni per regolamentare l’emissione di sostanze inquinanti e limitare i consumi.
In particolare, le vetture considerate di interesse storico o collezionistico sono tutte quelle iscritte in uno qualsiasi dei seguenti registri: ASI, Italiano Fiat, Storico Lancia o Italiano Alfa Romeo. In ogni caso, la macchina deve obbligatoriamente essere sottoposta a precisi controlli da parte del Dipartimento dei Trasporti Terrestri, che si occuperà di redigere e consegnare al proprietario il certificato che colloca il mezzo all’interno della categoria delle auto di interesse storico o collezionistico. Ciò a patto che esso rispetti la regola fondamentale per poter essere definito tale, ovvero che conservi e rispecchi le caratteristiche originarie in materia di fabbricazione, secondo quanto riportato dall’articolo 215 del Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo Codice della Strada. Una volta ottenuto il documento, la circolazione su strada potrà essere consentita, ma il mezzo dovrà essere sottoposto a regolare processo di revisione con cadenza ogni due anni.
Per quanto concerne, invece, il criterio temporale, che contribuisce anch’esso nel definire quando una vettura può essere considerata di interesse storico, lo stesso articolo del Codice della Strada menzionato in precedenza indica che il certificato possa essere richiesto soltanto dopo 20 anni trascorsi dall’anno di costruzione indicato per la specifica macchina. In tal caso, quando l’auto è originale in tutte le sue singole componenti, gli interni godono di un buono stato di conservazione e il motore funziona a dovere, è possibile richiedere anche l’attestato di datazione di storicità. Ciò che è stato detto finora, riguarda le auto incluse all'interno della lista ACI, dedicata alle auto storiche che contano tra i 20 e i 39 anni di anzianità. In caso tale età venga superata, infatti, il discorso è diverso: a partire dai 40 anni, tutte le vetture vengono egualmente considerate storiche, anche quelle che non figurano nella lista ACI. A questo punto, la macchina dovrà essere iscritta a una delle liste menzionate sopra, operazione che richiederà il versamento di una somma pari a 40 euro o poco più.
Auto d’epoca e storiche: il pagamento del bollo
Infine, un ultimo elemento che differenzia le auto d’epoca da quelle storiche riguarda il pagamento del bollo. Se si è i fortunati possessori di una vettura appartenente alla seconda categoria, infatti, si potrà beneficiare di una riduzione pari al 50% dell’importo da versare per la tassa automobilistica, secondo quanto stabilito dalla norma entrata in vigore il 1° gennaio 2019. Per le auto più anziane di 30 anni, la quota da sborsare varia da una regione all’altra.
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