Guerra Russia - Ucraina: le conseguenze sul mercato dell’auto
3 mar 2022 | 2 min di lettura | Pubblicato da Raffaele D.
La guerra Russia - Ucraina, oltre a provocare morte e distruzione, sta avendo pesanti ripercussioni anche in ambito economico, toccando vari settori. Non ultimo quello delle auto, che già stava soffrendo gli strascichi della pandemia.
Gli effetti del conflitto rischiano di essere disastrosi, specie considerando il peso del mercato russo sull’industria automobilistica mondiale, stimato all’ottavo posto assoluto.
Chiudono gli stabilimenti russi di molte case auto
Del resto i cannoni hanno iniziato a tuonare da una sola settimana ma le conseguenze per l’industria dell’auto non si sono fatte attendere. Intanto le sanzioni economiche verso Putin rischiano di compromettere la produzione di Volkswagen, Stellantis, Renault e Hyundai, che sul suolo russo hanno grandi stabilimenti in cui lavorano decine di migliaia di addetti.
Per il momento le fabbriche continuano a funzionare (non si sa per quanto), tuttavia molte altre case hanno sospeso volontariamente le attività in Russia e Bielorussia e bloccato le esportazioni verso i due Paesi.
Il problema dei sistemi di cablaggio
Ma il problema non riguarda solo gli stabilimenti situati nei territori interessati dal conflitto.
Diversi costruttori, tra cui VW, Porsche e BMW, hanno dovuto stoppare o rallentare la produzione di diverse fabbriche poste in mezza Europa per la carenza dei sistemi di cablaggio, fondamentali per l’assemblaggio dei veicoli (si calcola che all’interno di una singola auto siano presenti, in media, 5 km di cavi elettrici). Questo perchéil 7% del fabbisogno mondiale di questa componentistica viene prodotto proprio in Ucraina, in particolare dalla tedesca Leoni ma anche dalla giapponese Fujikura e dalla francese Nexans, che per ovvi motivi hanno dovuto chiudere i loro siti. Un problema grave che si aggiunge alla ben nota mancanza dei semiconduttori.
Mercato auto in Russia rischia una crisi gravissima
Nel 2021 il mercato russo dell’auto era risalito nonostante il Covid arrivando a contare 1,7 milioni di esemplari venduti, ma per come stanno le cose il 2022 rischia di girare malissimo.
Toyota ha fermato le esportazioni di vetture in Russia e per un bel pezzo dalle parti di Mosca e San Pietroburgo non si vedranno nemmeno veicoli di marca Ford, Honda, Jaguar, Land Rover, Aston Martin, BMW, Mercedes e Volvo.
Infine la società di autonoleggio Sixt ha chiuso il centro di sviluppo informatico in Ucraina e prevede di chiudere ogni attività in Russia. Anche Bosch ha chiuso gli impianti in Ucraina e continuerà a lavorare in Russia ma solo sulle commesse esistenti.
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