Mutui, ecco dopo i tagli Bce cosa aspettarsi per le rate
11 nov 2024 | 5 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.
Non si è ancora esaurito l’effetto positivo del taglio di 25 punti base dei tassi del costo del denaro, da parte della Banca centrale europea, del 17 ottobre 2024, che già sale l’attesa per un possibile prossimo intervento di riduzione a dicembre.
Gli analisti prevedono per il prossimo 12 dicembre, quando il direttivo tornerà a riunirsi, nuove buone notizie per coloro che hanno un finanziamento a sostegno dell’acquisto di casa. Intanto ecco cosa succede per le rate dei mutui e cosa si prevede per il 2025.
Le stime di Facile.it: dopo il taglio del 17 ottobre, risparmi da 18 euro al mese
Tagliare i tassi di 25 punti base vuol dire portare il tasso sui depositi al 3,25%, quello sulle operazioni di finanziamento principali al 3,40% e sui rifinanziamenti marginali al 3,65%.
L’osservatorio di Facile.it ha quantificato l’effetto del taglio in una riduzione di 18 euro circa sull’importo di una rata di mutuo variabile maggiormente diffuso (125 mila euro per 25 anni). Complessivamente, il taglio dei tassi nel 2024 ha comportato un calo di poco superiore, pari a 360 euro.
La tendenza al ribasso però, e questa è un’altra buona notizia, non si ferma qui, perché la previsione sugli indici sintomatici dell’andamento dei prossimi mesi (Futures sugli euribor a 3 mesi) indica una discesa di circa 38 euro entro i primi mesi 2025, e sull’anno una riduzione di 95 euro.
Una rata di mutuo standard con l’asticella attualmente fissata a 714 euro di ottobre 2024 passerebbe dunque a 676 di inizio 2025, per chiudere il prossimo anno a 620 euro.
Surrogare o meno il mutuo?
Nessuno ha la sfera di vetro per poter prevedere con certezza cosa succederà, soprattutto sulla scommessa del tasso variabile. La prospettiva è quella di un calo, anche se attualmente continua a essere più conveniente il tasso fisso. Una strada potrebbe essere rappresentata dalla surroga, traslocare il proprio mutuo da un istituto a un altro. Su Facile.it è sempre possibile mettere a confronto i prodotti che consentono questa scelta per valutare una prima stima di convenienza.
Analizzando le migliori offerte di tassi surroga disponibili online, Facile.it ha messo in luce che, sempre per un mutuo standard, gli indici TAN partono da 2,79%, con una rata di 584 euro.
Dati alla mano, quindi, surrogando oggi il mutuo variabile sopra indicato si passerebbe da una rata variabile di 714 euro ad una rata fissa di 584 euro, con un risparmio di circa 130 euro.
Se si dovesse scegliere oggi, al momento, le condizioni di mercato sono a favore dei fissi.
A ridosso del taglio del costo del denaro di ottobre, i TAN partono da 2,79%, con una rata di 584 euro. Per i tassi variabili, invece, le migliori offerte partono da un TAN pari al 4,10%, con una rata iniziale di circa 665 euro e una differenza di circa 80 euro rispetto alla miglior offerta a tasso fisso.
Per chi dunque valuta di avvicinarsi all’acquisto di una casa impegnandosi con un mutuo le prospettive di medio periodo di un calo dei tassi non possono che essere visti con favore e ottimismo, sia per la stipula di nuovi contratti sia per ripensare al proprio contratto di finanziamento.
I nuovi tagli attesi e le previsioni future
Se la BCE continuerà a tagliare i tassi nei prossimi mesi, l'andamento dei mercati potrebbe portare ulteriori vantaggi ai mutuatari, anche se non c’è ancora nessuna certezza sul prossimo ribasso. Per chi ha in programma di accendere un nuovo mutuo, si prospettano condizioni sempre più vantaggiose, mentre chi ha già un finanziamento in corso potrebbe beneficiare di rate più leggere nel breve termine. Inoltre, la riduzione del costo del denaro potrebbe incentivare maggiori investimenti nel settore immobiliare delle ristrutturazioni, anche se in questo campo bisognerà prestare attenzione a nuove norme meno convenienti dal punto di vista fiscale. La prospettiva della Banca centrale europea è cambiata, secondo gli analisti, per i dati sull’andamento dell’inflazione e sui rischi di una crisi economica con indici di crescita al ribasso. Questi timori e il dato dell’inflazione in Eurozona hanno determinato il board Bce a spingere sul secondo taglio da settembre.
Più nel dettaglio si ricorda che il dato finale sull’inflazione dell’Eurozona è risultato inferiore alle stime. L’indice dei prezzi principale, pari all’1,7% a settembre, è risultato in calo rispetto ad agosto, quando era al 2,2%, e in calo rispetto alle stime che lo quotavano all’1,8% (fonte: Eurostat).
Nel proprio comunicato così si esprime la Bce in merito al sentiero intrapreso sul contenimento dell’inflazione: “la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria. Le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato. Le prospettive di inflazione sono inoltre influenzate dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori dell’attività economia. Nel contempo, le condizioni di finanziamento rimangono restrittive.”
Ci si attende che l’inflazione aumenti nei prossimi mesi, per poi diminuire e raggiungere l’obiettivo nel corso del prossimo anno. L’obiettivo è quello del’2%. L’espressione nel corso del prossimo anno ha spinto gli analisti a considerare nuovi tagli in arrivo.
Il rally dei tassi
Si ricorda che la stretta sul costo del denaro con l’aumento dei tassi è iniziata a luglio 2022 con dieci ritocchi al rialzo fino a settembre 2023. La ragione principale della stretta monetaria è stata legata a sfiammare l’impennata dell’inflazione in area euro facendo fare una inversione a U della percentuale e mettendola in sicurezza al 2%. Dunque si è visto un aumento del tasso sui depositi dal 2022 a settembre 2023 da 0 al 4%, segnando non solo un percorso al rialzo ma anche molto accelerato. La frenata di questa stretta è iniziata a partire dal 2023 quantomeno con la riduzione del ritmo dei rialzi. Come promemoria ecco le date e i tagli operati dal 2022 a oggi verso l’obiettivo del tasso di inflazione al 2%:
- 21 dicembre 2022: i tassi di interesse sono stati ridotti di 50 punti base.
- 8 febbraio 2023: taglio di ulteriori 50 punti base.
- 12 giugno 2024: riduzione di 25 punti base.
- 18 settembre 2024: altro taglio di 25 punti base.
- 23 ottobre 2024: riduzione di ulteriori 25 punti base.
Giornalista professionista dal 2004 e vicecaporedattore per ItaliaOggi, scrive del Fisco in ogni sua forma. Ha fatto incursioni su Classcnbc e Tgcom per raccontare le novità di manovra di bilancio, sanatorie fiscali e storie di elusione.
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