Caldaia o pompa di calore: come scegliere
13 nov 2020 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giorgia N.
Caldaia a condensazione o pompa di calore? È la domanda che in tanti si fanno, specie ora che con il superecobonus al 110% rendere più efficiente la propria casa non è mai stato così conveniente.
Tra gli interventi ammessi alla maxidetrazione è inclusa infatti anche la sostituzione dell’impianto di riscaldamento, e la scelta è tra diverse tipologie:
Il sistema a pompa di calore alimentato a energia elettrica, che produce l’acqua calda necessaria per riscaldare i termosifoni o i ventilconvettori (che generano aria calda o fredda usando acqua refrigerata o ad alte temperature); il sistema a pompa di calore "ad espansione diretta", tipo split, che scalda immettendo aria calda nell’ambiente; le nuove caldaiea condensazione efficienti per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria; infine un impianto ibrido, che abbina entrambe le tecnologie.
"Tutte le alternative sono efficienti dal punto di vista energetico e vantaggiose da quello dei consumi", spiega Nicolandrea Calabrese, responsabile del Laboratorio di efficienza energetica negli Edifici e Sviluppo Urbano all’Enea, l’Ente nazionale energia e ambiente. Tuttavia l’esperto avverte: "Per la scelta vanno considerati diversi fattori, perché non esiste la soluzione migliore in assoluto, bensì quella più adatta in determinate condizioni".
Pompe di calore, meno energivore, ma...
Anche rispetto alla caldaia a gas più efficiente, la pompa di calore è in assoluto meno energivora. "Il rapporto tra energia primaria consumata ed energia termica prodotta è quasi di uno a due, mentre nella caldaia a condensazione è di poco sotto all’unità.
Calcolando che i costi di elettricità sono più alti di quelli del gas, per chi sceglie la pompa di calore il risparmio economico è in condizioni ideali di circa il 30%", spiega l’esperto. Ma la differenza la fa soprattutto la posizione geografica. "In un’area a clima temperato, dove la temperatura invernale scende raramente sotto lo zero e il tasso di umidità è generalmente basso, la pompa di calore è certamente consigliabile.
Dove però il termometro si abbassa notevolmente, il sistema fa più fatica e si ha un importante dispendio di energia soprattutto per la fase di sbrinamento della batteria esterna, necessaria quando ci troviamo in zone molto umide". Dove gli inverni sono più rigidi, meglio insomma la caldaia a condensazione, che comunque garantisce un risparmio sui consumi di circa il 30% rispetto a una di tipo tradizionale.
Occhio all’impianto esistente
Non è questa la sola variabile da mettere sul piatto della bilancia. La decisione sul sistema più adatto va preceduta anche da una valutazione dell’impianto preesistente di riscaldamento, non sempre compatibile con la pompa di calore. Sappiamo che questo sistema può essere abbinato sia ai ventilconvettori, che pur se alimentati ad acqua soffiano aria calda negli ambienti, sia ai classici termosifoni. "I ventilconvettori hanno il pregio di assolvere a una doppia funzione: riscaldano in inverno e rinfrescano in estate.
Ma a chi ha già in casa dei radiatori ben funzionanti conviene mantenerli. In primo luogo perché i diametri delle tubazioni di un sistema a radiatori non può essere adattato ai ventilconvettori, e in caso di sostituzione è richiesto un lavoro sulla rete di distribuzione, e poi perché i termosifoni, a differenza degli apparecchi ad aria, quando sono accesi non emettono rumore, un fattore rilevante soprattutto nelle zone notte".
Va però valutato un altro aspetto: le pompe di calore arrivano a scaldare l’acqua fino a 50 gradi centigradi, mentre le caldaie possono superare tranquillamente anche i 70. "Viene da sé che se utilizzo il primo sistema, per arrivare raggiungere la stessa temperatura ambientale dovrò aggiungere altri radiatori o aumentare gli elementi di quelli esistenti", conclude Calabrese.
Eliminare un’utenza? Meglio con il fotovoltaico
E se l’obiettivo è quello di eliminare l’utenza del gas, alimentando a elettricità tutti servizi, dal riscaldamento domestico, ai fornelli a induzione all’acqua, fino all'acqua calda? In quel caso una pompa di calore non basta, bisogna prevederne due, una per l'acqua calda sanitaria e una per il riscaldamento, oppure predisporre un serbatoio di accumulo per la produzione di acqua calda.
Andrà quindi modificata la potenza del contatore, per portarla per esempio da 3 kW, qual è oggi quella della maggior parte degli impianti domestici, ad almeno 4,5 kW. La bolletta elettrica naturalmente salirà, ma la spesa sarà compensata in parte dall’azzeramento della bolletta del gas.
"Per abbatterla davvero, la soluzione ottimale è installare un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica dai raggi solari, e una batteria di accumulo che consenta di conservare l’energia prodotta di giorno per usarla nelle altre ore. Aggiungerei anche un pannello solare termico per la produzione dell’acqua calda sanitaria, verificando naturalmente che l’esposizione dell’edificio sia compatibile con l’intervento", spiega Calabrese.
L'investimento economico complessivo per lavori di questo tipo arriva a diverse migliaia di euro, ma rientra interamente nel maxibonus del 110%.
I vantaggi della caldaia e l’opzione ibrido
Dal canto suo, la caldaia a condensazione offre sicuramente il vantaggio di scaldare al meglio gli ambienti nelle giornate più fredde, senza richiedere interventi sulla rete di distribuzione domestica esistente e mantenendo un’altissima efficienza anche nelle aree climatiche dove l’inverno picchia più duro.
Se però l’edificio in questione è ben coibentato e il clima è rigido ma non polare, un buon compromesso potrebbe essere il sistema ibrido, che unisce in un unico impianto la caldaia a condensazione a gas e la pompa di calore, che vengono usati aletrnativamente a seconda delle condizioni climatiche. Lo stesso impianto è anche in grado di produrre l’acqua calda sanitaria, e anche questa opzione è finanziabile interamente con i maxi incentivi dell’ecobonus.
"Le soluzioni sono diverse, per esempio anche in questo caso si può abbinare un pannello solare termico per risparmiare sui costi di riscaldamento dell’acqua calda sanitaria", consiglia Calabrese, che avverte: "Le opzioni vanno valutate con attenzione, una scelta avventata può essere inutile e costosa.
Per non sbagliarsi è importante affidarsi a un consulente energetico, un professionista abilitato che può fare una diagnosi energetica dell’edificio e proporre interventi su misura. Il consiglio è di fare questo passaggio prima ancora di rivolgersi a una ditta, per arrivare al momento del preventivo con le idee già chiare. Proprio per questo motivo la diagnosi energetica e la consulenza rientrano nel maxibonus del 110%, e possono essere dunque interamente detratte".
Pugliese trapiantata in Emilia, giornalista professionista dal 2005, laurea in filologia romanza e master in giornalismo all’Università di Bologna.
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