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Frodi creditizie in aumento: nel mirino prestiti e mutui

8 feb 2023 | 6 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.

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Aumentano le frodi creditizie attraverso il furto di identità. E può passare anche un anno dalla sottrazione dei dati per scoprire di essere debitori di rate non pagate di prestiti, accessi a finanziamenti e mutui mai richiesti. Ma oltre il danno la beffa: la strada per riottenere l’identità creditizia pulita è tutt’altro che in discesa, dovendo sostenere spese per presentare denunce, sia presso l’autorità sia presso le centrali rischi, per vedere il proprio nome cancellato dall’elenco dei cattivi pagatori. Vediamo cosa si rischia e le strade in difesa del consumatore.

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Piccoli importi ma molteplici frodi

Le frodi creditizie, mediante furto di identità, si determinano attraverso l’uso illecito dei dati personali e finanziari altrui. Lo scopo principale è usare i dati falsi per ottenere un credito, acquisire dei beni sapendo già di sparire, lasciando sulle spalle dell’ignara vittima il peso delle rate scadute e le conseguenze di diventare cattivi pagatori. Nell’ultimo rapporto sulle frodi creditizie rilasciato da Crif, società di informazioni creditizie, emergono tendenze e dati che studiano e raccontano il fenomeno.

Aumenta, nel primo semestre 2002, (periodo preso in esame dalla ricerca) il numero di frodi: sono 15.400, con un importo medio pari a 4.700 euro. Rispetto alla precedente edizione della ricerca le frodi sono in crescita del 26,9%, mentre cala l’importo medio sottratto, -9%. Sembra quasi una scelta da parte delle organizzazioni criminali: orientarsi su una molteplicità di finanziamenti fraudolenti, ma di importo contenuto rispetto al precedente report, quando la media degli importi rubati era più elevata: 5.168.

Nel complesso tante piccole frodi creano, però, un danno elevato, pari a oltre 72 mln di euro stimato (nel 2021 era stato di 63 mln di euro).

Ma per cosa si utilizzano i furti di identità nell’ambito del credito? Nella rete dei frodatori l’accesso al prestito finalizzato è quello maggiormente oggetto di attacchi ( 36,2%), anche se in calo del 16,4 % rispetto al precedente anno. Si froda meno sulle carte di credito (-64,1%), che nel primo semestre 2021 erano invece arrivati a rappresentare oltre un quarto del totale dei casi registrati nel periodo. Per le carte di credito, fanno notare gli esperti Crif, i casi si sono inoltre spostati dalle tradizionali a quelle revolving, che rappresentano ora una quota del 21%.

In flessione anche gli accessi al prestito personale. Nel primo semestre 2022, risulta essere una delle tipologie di prodotto in calo, con un -31,7%, rappresentando l’11,3% del totale dei casi. Segnano una crescita evidente episodi legati alla categoria dei mutui, +69%. E iniziano a spuntare i primi casi di frode sulle formule degli acquisti e-commerce con formula compra ora, paga dopo.

Piccoli importi per andare in vacanza

Per quanto riguarda gli importi delle frodi emergono due particolari evidenze dal primo semestre 2022. I casi di frode con un importo inferiore ai 1.500 euro sono più che raddoppiati (+188,9%) rispetto al primo semestre del 2021 e rappresentano il 34,7% del totale dei casi; aumentano (+60,3%) anche i casi di frode con importi tra i 1.500 € e 3.000 €. Invece, si registra un decremento dei casi con importo tra i 3.000 € e i 20.000 €, ed in particolare quest’ultima fascia ha subito un calo del -71,3%, mentre aumenta la fascia oltre 20.000 €. Si froda e si accede a richieste di finanziamento frodatorie per, si direbbe, acquisti voluttuari.

Se l’acquisto di elettrodomestici resta la tipologia di frode maggiormente diffusa (54,2%) e in crescita del +12,4%, fa la sua comparsa l’utilizzo dei dati rubati per accendere finanziamenti per vacanze e intrattenimento.

Al secondo posto la categoria delle auto-moto (che arriva al 12,3%), anche se in calo del -9,3%, seguita da elettronica-informatica-telefonia (8,2%), in calo del -31,8%. Seguono le frodi che hanno per oggetto l’arredamento (6,5%), le spese per la salute (5,7%) e le spese per immobili/ristrutturazione (5,2%). In forte aumento, anche se si fermano all’1,9%, le frodi relative a viaggi e intrattenimento.

Le informazioni sottratte

Il principale dato preso di mira dai furti di identità è il codice fiscale. Ma la fantasia non manca e si arriva a manomettere, riuscendoci, anche i contratti di lavoro.

Secondo i dati relativi emersi dalle interrogazioni fatte ai servizi di prevenzione frodi gestiti da CRIF, nel corso del primo semestre 2022 risulta sia stato utilizzato un codice fiscale apparentemente regolare ma inesistente, quindi mai rilasciato dall’Agenzia delle Entrate: con ciò si potrebbe ipotizzare un tentativo di frode con identità inesistente. Mentre analizzando i documenti identificativi emerge che, in linea rispetto allo scorso anno, è confermato l’utilizzo preponderante della carta di identità come documento identificativo, con una incidenza pari all'82,1% del totale (in leggero aumento, +2,2% rispetto allo stesso periodo del 2021).

Dallo studio emerge come l’1,28% dei documenti presentati in fase di identificazione anagrafica sia una carta di identità con un maggior rischio di contraffazione, oppure valida ma non riconducibile al soggetto, mentre per le patenti questo dato arriva al 2,86% dei casi. Dalle analisi di operatori specializzati in queste tipologie di frodi, sono poi emerse le alterazioni dei contratti di lavoro. Si evidenzia che l’1,2% delle pratiche di finanziamento di lavoratori dipendenti è risultata non conforme, contro una incidenza del 2,1% delle pratiche dei lavoratori autonomi, dello 0,2% per i pensionati e dello 0,2% rilevata per altre categorie, come i Cococo.

Tempi mediamente lunghi per le frodi

La ricerca di Crif ha messo in luce due macrocategorie. Da un lato quasi la metà dei casi viene scoperto entro i 12 mesi (anche se in calo del -17,9% rispetto al primo semestre 2021). Dall’altro, continuano ad emergere casi di frode messi in atto dopo tre, quattro e addirittura cinque anni. Quest’ultima categoria rappresenta il 16,3% del totale, mentre l’incremento maggiore si rileva nelle categorie tra 6 e 12 mesi e tra 12 e 24 mesi.

Che fare quindi?

Non esiste una normativa ad hoc legata al furto di identità. Chi scopre di esserne stato vittima lo fa perché di solito riceve solleciti di pagamento da società di recupero crediti per finanziamenti che risulta non aver restituito. Quindi deve affrontare due fronti: il primo, quello per chiudere le vertenze delle morosità; il secondo, conseguente al primo, riavere una storia creditizia pulita eliminando il proprio nome dalla centrale rischi.

Il punto è che, al di là di queste situazioni di morosità, resta inserito anche il nominativo nelle banche dati dei cattivi pagatori.

La strada da percorrere è quella di sporgere denuncia e non è tutt’altro che agevole. Non è automatico che di fronte alla contestazione di furto di identità la società di recupero crediti, la banca o la finanziaria accetti la spiegazione anche se supportata dalla denuncia.

Il primo passo è sporgere denuncia alle autorità competenti. Nel nostro ordinamento non esiste una figura di reato specifica, ma si lega il furto di identità all’ipotesi dell’articolo 494 del Codice penale: sostituzione di persona aggravata dalla truffa e dal furto.

C’è poi il rischio di vedere il proprio nome inserito nei registri dei cattivi pagatori. Questo comporta l’impossibilità di accedere al credito e di non poter concludere un acquisto importante (si pensi alla casa) nei tempi concordati, perdendo altri soldi o concessioni di mutuo.

E dunque bisognerà attivarsi con la denuncia e inoltrarla anche alle centrali rischi per la cancellazione, che non avviene in tempi rapidi e che deve essere poi registrata anche da altri archivi e banche dati. Addirittura c’è chi consiglia il ricorso a esperti grafologi nel caso in cui la banca neghi la cancellazione, per dimostrare che la firma apposta al contratto non è la propria. Ci sono anche società private che si offrono di occuparsi della ripulitura delle cattive segnalazioni con un costo che parte dai 150 euro.

Autore
cristina bartelli

Giornalista professionista dal 2004 e vicecaporedattore per ItaliaOggi, scrive del Fisco in ogni sua forma. Ha fatto incursioni su Classcnbc e Tgcom per raccontare le novità di manovra di bilancio, sanatorie fiscali e storie di elusione.

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