Cos'è un'accisa e su cosa la paghiamo
30 mar 2022 | 5 min di lettura | Pubblicato da Raffaele D.
Il caro-benzina registratosi nelle ultime settimane ha di nuovo riacceso il dibattito sulle accise dei carburanti per l’autotrazione, che pesano per quasi il 40% sul prezzo alla pompa di benzina e gasolio, meno sul GPL. Un balzello odiato quasi quanto il bollo auto che molti vorrebbero eliminare ma che in realtà è sempre lì da decenni. Ma cos'è un'accisa e su cosa la paghiamo? Facile.it, comparatore delle migliori assicurazioni online, vi spiega tutto in questo articolo.
Che cos’è un’accisa
L’accisa è una imposta sulla fabbricazione e la vendita di prodotti di consumo. La più diffusa è proprio quella sul prezzo dei carburanti ma dobbiamo subito precisare che non esiste solamente in Italia. Anzi è piuttosto comune, specie nei Paesi non produttori. Tuttavia l’Italia è tra le nazioni con le accise più alte, tanto che nell’UE è seconda solo ai Paesi Bassi. Nel nostro Paese le accise sui carburanti sono state introdotte negli anni ‘30 del XX secolo e da allora se ne fa periodicamente ricorso per fronteggiare improvvise emergenze economiche causate da disastri naturali e altri eventi straordinari, o più semplicemente per colmare buchi di bilancio nei conti pubblici.
Perché le accise sono utili allo Stato?
Le accise offrono allo Stato due fondamentali vantaggi rispetto alle altre imposte: garantiscono un gettito immediato, sicuro e costante per le casse erariali. Il quantitativo dei carburanti, dell’energia elettrica e dei tabacchi consumati a livello nazionale è facilmente calcolabile in genere non cambia granché anche all’aumentare di questa tassa.
Inoltre, l’accisa scatta nel momento in cui i prodotti fabbricati vengono immessi nel circuito del consumo. L’importo quindi viene pagato al momento dell’acquisto, quando facciamo benzina, o al massimo poco dopo, come nel caso delle bollette dell’energia elettrica e del gas.
Altro vantaggio è che basta poco per ritoccare al rialzo le aliquote e quindi far fronte alle esigenze di bilancio in modo rapido ed efficace. Questo il motivo per cui tante manovre fiscali hanno considerato le accise, e spesso ne hanno inventate di nuove.
Su cosa paghiamo le accise?
Le accise attualmente in vigore si applicano solo su alcuni beni, quali:
- oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano)
- bevande alcooliche (liquori, grappe, brandy)
- fiammiferi
- tabacchi lavorati (sigarette)
- energia elettrica
- oli lubrificanti
Quali sono le accise sui carburanti?
Ogni tanto qualcuno ricorda che paghiamo ancora l’accisa istituita per finanziare la guerra in Etiopia di Mussolini, ma in realtà è vero solo in parte. Infatti dal 1995 tutte le accise sui carburanti stabilite nel corso degli anni sono inglobate in un’unica imposta indifferenziata che sostiene il bilancio statale nel suo complesso, senza nessun riferimento alle motivazioni originali. E nel 2013 questo provvedimento è diventato strutturale. È dunque sbagliato parlare ancora di accisa per l’Etiopia o di accisa per il Vajont perché oggi esiste una sola accisa per lo Stato italiano. E se vi state chiedendo se sia possibile farne a meno sappiate che nel 2021 lo Stato ha incassato quasi 24 miliardi di euro di accise sulla benzina….
Per pura curiosità ecco l’elenco di tutte le accise sui carburanti introdotte nel corso dei decenni (sono ben 19), con le motivazioni originarie, e che nel 1995 sono state sostituite da un’imposta unitaria. Come si vede l’ultimo ritocco alle accise risale al 2014.
- Accisa per la guerra d’Etiopia del 1935-1936: 1,90 lire (0,000981 euro)
- Accisa per la crisi di Suez del 1956
- Accisa per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963
- Accisa per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966
- Accisa per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968
- Accisa per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976
- Accisa per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980
- Accisa per la missione ONU durante la guerra del Libano del 1982
- Accisa per la missione ONU durante la guerra in Bosnia del 1995
- Accisa per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004
- Accisa per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005
- Accisa per l'emergenza terremoto in Abruzzo del 2009
- Accisa per il finanziamento alla cultura nel 2011
- Accisa per la gestione degli immigrati dopo la crisi libica del 2011
- Accisa per l'emergenza alluvione Liguria e Toscana del novembre 2011
- Accisa per le spese del Decreto Salva Italia del dicembre 2011
- Accisa per l'emergenza terremoti dell’Emilia del 2012
- Accisa per il finanziamento del Bonus Gestori e la riduzione delle tasse ai terremotati dell’Abruzzo
- Accisa per le spese del Decreto Fare del 2014.
Accise sui carburanti: a quanto ammontano
Il prezzo alla pompa di benzina, diesel e GPL è dato dalla somma del costo del carburante + accisa + IVA al 22% applicata su entrambi. Il valore delle accise è fissato a:
- 0,7284 euro/litro per la benzina
- 0,6174 euro/litro per il diesel
- 0,26777 euro/kg per il GPL.
Come detto l’accisa pesa quasi il 40% sul costo finale di benzina e gasolio, e aggiungendoci l’Iva il carico fiscale sale al 55% circa.
Tuttavia fino al 21 aprile 2022 (20 aprile solo per il GPL), al fine di contenere l’aumento incontrollato del prezzo dei carburanti per autotrazione, il Governo ha disposto un momentaneo taglio delle accise di 25 centesimi di euro su 1 litro di benzina e gasolio e in misura inferiore sul GPL. Pertanto fino alle suddette date, salvo ulteriori proroghe, il valore delle accise è rideterminato in 0,4784 euro/litro per la benzina, 0,3674 euro/litro per il diesel e 0,18261 euro/kg per il GPL.
Riduzione delle accise: arriva la proroga
Il Governo ha esteso per altri 10 giorni il provvedimento per contrastare il caro carburante, ora valido fino al 2 maggio 2022. Ecco quanto costerà fare il pieno. Dunque le aliquote accise saranno per la benzina di 478,40 euro per 1.000 litri e, per il gasolio, di 367,40 euro per altrettanti litri. Una stima di risparmio, secondo il Codacons, di circa 15 euro a pieno.
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