Le integrazioni al segnale di divieto di sosta: le regole da conoscere
11 giu 2020 | 4 min di lettura | Pubblicato da Marco B.
Il segnale che vieta la sosta dei veicoli è tra i più comuni nelle nostre città, eppure spesso non siamo certi di quello che significa, anche perché si possono aggiungere scritte o cartelli secondari.
Inoltre, c’è modo e modo di fermarsi. Prima di tutto, va chiarito che il divieto è regolato dall’articolo 157 del Codice della Strada.
Vediamo nei dettagli.
Divieto di sosta
Il divieto di sosta è un segnale di prescrizione che vieta la sosta del veicolo ma consente la fermata. Fuori dai centri abitati è valido 24 ore su 24, mentre nei centri abitati è valido dalle 8 alle 20, salvo diverse indicazioni.
Le varie tipologia di sosta
- L’arresto consiste nell’interruzione della marcia del veicolo dovuta ad esigenze della circolazione.
- La fermata è la temporanea sospensione della marcia, anche se in area ove non sia ammessa la sosta, per consentire la salita o la discesa delle persone, ovvero per altre esigenze di brevissima durata. Durante la fermata, che non deve comunque arrecare intralcio alla circolazione, il conducente deve essere presente e pronto a riprendere la marcia.
- La sosta è considerata la sospensione della marcia del veicolo protratta nel tempo, con possibilità di allontanamento da parte del conducente;
- La sosta d’emergenza è l’interruzione della marcia causata da un cattivo funzionamento del veicolo o da un malessere del guidatore o di un passeggero. Il segnale è, come altri di divieto, tondo col bordo rosso; nella parte interna c’è un disco blu attraversato da una banda rossa. Non consente la sosta (vedere il punto 3) lungo il lato della strada su cui si trova, dal cartello in poi, però non vieta la fermata (punto 2).
Salvo esigenze di forza maggiore, quando ci si ferma occorre sempre disporsi su lato più a destra, a meno che non ci sia una segnalazione una differente. All’esterno dei centri abitati, i mezzi si devono collocare fuori dalla carreggiata; quando una strada urbana è a senso unico, ci si può fermare sul lato sinistro. In tutti casi, bisogna essere certi del fatto che pedoni e altri veicoli riescano a passare.
Integrazioni al segnale
- Al cartello-base possono essere associati altri pannelli. Una freccia diretta verso l’alto indica da quale punto comincia il divieto. Due frecce, una verso l’alto e una verso il basso, segnala che il divieto sta continuando, dopo che è stato già segnalato.
- L'indicazione 0-24 significa che non ci si può fermare mai. Inoltre ci sono altre possibilità: per esempio, il divieto soltanto nelle giornate feriali oppure festivi o nel giorno in cui si svolge un mercato ambulante oppure quando è prevista la pulizia della strada (con giorni della settimana e orari indicati).
- Altri pannelli vietano che vengano parcheggiati particolari tipi di veicoli, per esempio quelli troppo lunghi o larghi, oppure automezzi privi di un determinato contrassegno (per esempio, quello rilasciato a residenti o persone diversamente abili).
- Ci sono poi i divieti posti in corrispondenza di passi carrabili.
Divieto di fermata
Oltre al segnale che indica il divieto di sosta, c’è pure quello col divieto di fermata: il disco blu con bordo rosso è contrassegnato da due barre diagonali rosse incrociate: vieta qualsiasi sospensione volontaria della marcia, anche di breve durata, se non per cause di forza maggiore. Ovviamente ci sono casi in cui, pure in assenza di un cartello, è vietato sostare o fermarsi: per esempio, in curva oppure subito dopo una curva o un dosso; sui binari del treno o del tram; di fronte a cassonetti dei rifiuti, bocchettoni per idranti o pompe di benzina; sui marciapiedi (a meno che sia esplicitamente consentito); in aree di sosta riservate a bus, mezzi di soccorso o per disabili; di fronte a segnali o semafori; nei pressi degli incroci stradali; nelle corsie riservate ai bus, ai taxi, forze di polizia e mezzi di soccorso.
Chi sgarra che cosa rischia? L’articolo 158 del CdS riporta le sanzioni. La multa va da 24 a 163 euro per ciclomotori e motoveicoli e da 41 a 335 euro per i veicoli, a seconda dei casi e delle circostanze.
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