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22 ott 2018 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.

Le compagnie assicurative e i Big Data: un binomio che potrebbe portare a grandi vantaggi, sia in termini di riduzione delle spese di gestione che di miglioramento dei servizi, per il cliente e per la stessa assicurazione. Se solo fosse sfruttato al meglio.

È proprio così, perché a quanto pare le assicurazioni in Italia ancora non utilizzano al cento per cento quelle che sono le potenzialità dei Big Data.

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E così, a fronte di un mercato assicurativo europeo sempre più attento ai dati degli utenti – nel resto del continente ben l’84% delle compagnie assicurative ricorre già alle tecnologie legate ai Big Data per studiare forme più competitive di erogazione dei servizi – l’Italia resta al palo.

I numeri

Ben il 40% delle compagnie assicurative italiane non ritiene importante sfruttare le informazioni che i consumatori sono, invece, disponibili a condividere con loro. ? questo il dato che appare ancora più impressionante se si pensa che i consumatori italiani disposti a condividere informazioni circa, ad esempio, il proprio stile di guida o la propria salute, superano il 50%. Una disponibilità, questa, che andrebbe ad agevolare gli analisti delle assicurazioni, che avrebbero così a disposizione una significativa mole di dati che potrebbe essere utilizzata per dare vita ad un’offerta commerciale più in linea con le richieste degli utenti.

Secondo l'indagine condotta da Episteme per l'Axa Forum 2017, il 79,9% del campione interpellato pensa che le compagnie assicurative dovrebbero impegnarsi di più nell'attività di prevenzione, offrendo servizi e consulenze anche on-line, per evitare il più possibile danni, incidenti e malattie. Il 64%, inoltre, vorrebbe gli fosse offerta una valutazione dei pericoli reali a cui è esposta quotidianamente. Questi servizi oggi sono possibili attingendo all'enorme massa di dati che le tecnologie digitali rendono disponibili e che le stesse compagnie assicurative possono alimentare appoggiandosi sui loro clienti. Il 74,8% degli intervistati, sempre nella ricerca Axa, si dice disposto ad installare dispositivi tecnologici, centraline, scatole nere in auto e in casa per avere sconti sulle polizze. Ad oggi, invece, tra le compagnie, solo il 14% sta investendo sul machine learning per ottenere insights più accurati sui clienti.

Ma quali sono i vantaggi dei Big Data?

Costruire un’interazione migliore e più forte con il cliente.Comprendere meglio i suoi rischi. Diventare motore di prevenzione e di corretti stili di vita. Sono queste le possibilità, per il settore assicurativo, nell’era della rivoluzione digitale, per sviluppare capacità di analisi evolute e costruire algoritmi che prevedono come, dove e quando vuole essere protetto il cliente. E ancora, l’automatizzazione dei processi, la riduzione delle spese di gestione, il miglioramento dei servizi, un pricing calzante con le necessità degli utenti sono altre possibilità offerte dalle tecnologie legate alle analitiche avanzate, che, d’altro canto, sono utilissime anche nella prevenzione delle frodi. Perché, dunque, non iniziare a valutare più diffusamente le potenzialità dei Big Data?

Blockchain e applicazioni per le compagnie assicurative

Qualcosa si muove. Tra le tecnologie che stanno rappresentando una novità in ambito assicurativo, spicca, infatti, la blockchain che ha riscontrato una grande risonanza nel contesto dei servizi finanziari in quanto sta alla base dell’emissione di criptovalute, grazie all’utilizzo di registri distribuiti pubblici. Alcune compagnie stanno infatti sperimentando l’utilizzo di registri digitali condivisi tra i diversi player, con l’obiettivo di guadagnare trasparenza ed efficienza. Risoluzioni antifrode, apertura automatica dei sinistri, trasparenza sanitaria e comunicazione rapida. Sono questi i quattro ambiti di applicazione della blockchain nel settore assicurativo su cui le compagnie stanno concentrando gran parte della propria attenzione. A rilevarlo è una ricerca del Digital Insurance Hub promosso dal Centro di ricerca in tecnologie, innovazione e servizi finanziari (CeTIF) in collaborazione con Crif e Rgi, che fotografa l’approccio dei gruppi assicurativi rispetto alle prospettive di sviluppo digitale del settore. Nello specifico, tra le varie applicazioni individuate rientrano l’antifrode, in quanto un registro unico permetterebbe di effettuare maggiori verifiche sui sinistri denunciati, e l’apertura pratica dei sinistri (grazie ai cosiddetti “smart contract”, i cui effetti si attivano in automatico al verificarsi di determinate condizioni, sarebbe possibile liquidare il danno di un sinistro senza che l’assicurato debba denunciarlo). Ma ci sono anche la salute (un soggetto potrebbe creare una sua cartella clinica sulla blockchian decidendo chi può accedervi) e le coperture su eventi specifici come quelli legati alle catastrofi, che potrebbero essere affrontati con maggior rapidità. Salendo a un livello più generale, si scopre poi che il 35% delle compagnie assicurative italiane ha messo in piedi dei progetti nell’ambito big data e analytics. E che il 58% di questi gruppi offre polizze abbinate ai dispositivi per l’Internet of Things (dalla telecamera di videosorveglianza alla smartwatch per la salute). Insomma, rilevano i curatori del report, i margini di sfruttamento delle informazioni da parte delle compagnie sono ancora ampi. Interessante è lo scarso 11% delle compagnie analizzate che ha inserito i progetti digitali nei piani industriali: le aziende italiane, rilevano gli esperti, stanno preferendo un approccio di intervento incrementale su ambiti specifici della catena del valore.

Il recepimento della normativa GDPR

Essendoci di mezzo i dati, non si può, infine, non prendere in considerazione il tema del General Data Protection Regulation (Gdpr). Le compagnie hanno adottato approcci diversi nel processo di implementazione della normativa europea sulla privacy: secondo una ricerca del Cetif, nel 2017 la metà delle compagnie aveva già avviato i processi necessari per essere compliant entro il termine indicato dalla normativa. In ogni caso, concludono gli esperti, la sfida è conciliare l’introduzione delle innovazioni tecnologiche per evolvere i propri modelli di business con la necessità di essere aderenti al quadro normativo sempre più complesso. Si attendono, dunque, soluzioni veloci se non si vogliono bloccare i processi di innovazione. Inoltre, se l’intento delle compagnie è quello di adottare la tecnologia della blockchain, le sperimentazioni in merito sono necessarie. Il gap è evidente e per colmarlo le compagnie devono pienamente sfruttare i dati raccolti sulle abitudini dei propri assicurati. Quindi, appare sempre più necessario un percorso progettuale che vada ad implementare il patrimonio informativo. Percorso, però, che ad oggi appare ancora in salita.

Autore
foto Giusy Iorlano

Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma.

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