Sondaggio ACI 2019: quali sono le strade extraurbane più pericolose d'Italia?
11 feb 2019 | 5 min di lettura | Pubblicato da Giusy I.
Meno incidenti, ma con l'aumento di quelli mortali e più spesso sulle strade urbane. E poi, ancora, Milano, Venezia, Padova e Treviso le province con più incidenti. Latina e Napoli quelle con il tasso di mortalità più alto. Sono solo alcuni dei dati presentati nell’ultimo rapporto realizzato dall’Aci, che traccia la mappa delle strade più pericolose d'Italia con i dati dello studio "Localizzazione degli incidenti stradali 2017".
Prima di tutto, un po’ di numeri. La mappa riguarda circa 55.000 chilometri di strade in Italia e le cifre indicano che sono aumentati dello 0,4 per cento gli incidenti in autostrada, mentre sono diminuiti lievemente quelli sulle extraurbane (-0,7 per cento) e sulle urbane (-0,5 per cento). Quando però si verificano su strade extraurbane principali gli incidenti sono più spesso mortali e nell'ultimo anno, appunto, le vittime sono aumentate del 7,4 per cento e i feriti sono calati dell'1,6 per cento.
In Italia nel 2017 (questo è l’anno sul quale si basa il rapporto ACI) sono avvenuti 36.560 incidenti stradali, dei quali purtroppo 1.228 hanno avuto conseguenze mortali, con 1.359 decessi e ben 58.967 feriti, da quelli gravi a chi ha invece dovuto indossare un semplice collare per il colpo di frusta. Di tutti questi incidenti il 70% è avvenuto su strade urbane (dunque percorsi cittadini) e il restante su quelle extraurbane.
Raccogliendo tutti questi dati e suddividendoli per luogo, si è scoperto che la ‘penetrazione urbana sulla A24’ che collega Roma con l’autostrada per L’Aquila è la strada urbana più pericolosa d’Italia, mentre a ricevere il triste titolo di strada extraurbana più pericolosa è la statale 36 del Lago di Como e dello Spluga.
La penetrazione urbana della A24 di Roma ha avuto una spaventosa media di 17,1 incidenti per km, a fronte di una media italiana di 1,3 per la rete autostradale. Si tratta del segmento dell’A24 che va dal Grande raccordo anulare a via di Portonaccio, un punto spesso intasato (a volte proprio per i tamponamenti) e inevitabile per chi vuole entrare o uscire da Roma in direzione Est.
Sulla SS36 sono stati registrati 7,6 incidenti al chilometro, contro una media nazionale (strade extraurbane) di 0,6. Il chilometro peggiore è quello compreso tra il 15° e il 16°, posto tra Desio e Lissone: 24 gli schianti nel 2017, con 47 persone ferite e un incidente mortale all’altezza di Seregno. Complessivamente sulla Statale 36 sono stati registrati 311 incidenti (nel 2016 furono 371). ma con due morti in più (5 nel 2017, 3 nel 2016). Cause maggiori degli incidenti sono i tamponamenti (118) e sbandamenti con conseguente fuoriuscita dalla carreggiata, 100 casi.
Queste sono le strade più pericolose d’Italia: Roma A 24 – Penetrazione urbana (GRA-Portonaccio), Venezia – Raccordo di Marghera (SS 309/Tangenziale di Mestre-SS 011), Reggio Calabria Raccordo Autostradale di Reggio Calabria, Napoli A 01 – Diramazione Capodichino, Roma A 90 – Grande Raccordo Anulare di Roma, Milano A 50 – Tangenziale Ovest Milano, Milano A 51 – Tangenziale Est Milano, Monza e della Brianza SS 036 – del Lago di Como e dello Spluga, Milano SS 036 – del Lago di Como e dello Spluga, Cagliari SS 131 dir – Carlo Felice, Monza e della Brianza A 52 – Tangenziale Nord Milano, Milano A 52 – Tangenziale Nord Milano, Torino Tangenziale Nord Torino, Milano A 08 – Milano-Varese (Autostrada dei Laghi), Roma SS 296 – della Scafa.
Le tratte più pericolose per le due ruote, motocicli e biciclette comprese, sono la SS 001 Aurelia, in Liguria, la SS 249 Gardesana Orientale, in provincia di Verona e la SS 145 Sorrentina, in provincia di Napoli. Un vero e proprio record di mortalità, purtroppo, per le due ruote. Un numero maggiore di incidenti sulle strade urbane si spiega con la mole di traffico maggiore nelle città e la varietà di mezzi che le percorrono. Risultano quelle con la maggiore densità di incidenti a causa degli elevati flussi di traffico e della pluralità di mezzi. Lo studio Aci sottolinea infatti l'aumento di incidenti che coinvolgono i cosiddetti "utenti vulnerabili", cioè pedoni, motociclisti e ciclisti su strade sia urbane sia extraurbane. Che guidare una moto o una bicicletta sia più pericoloso non è soltanto una percezione: i dati rivelano che l'indice di mortalità delle due ruote (motocicli e biciclette) è molto più elevato di quello delle quattro ruote: più di 3,8 morti ogni 100 mezzi coinvolti in incidente stradale, rispetto all'1,4 delle auto.
Sulle strade extraurbane gli utenti vulnerabili rappresentano una quota notevole dei decessi: 1 morto su 3 è un ciclista, pedone o motociclista, e tra questi il 21 per cento era a bordo di una moto (288 in totale), l'11 per cento un pedone (149) e il 4 per cento un ciclista (52). Rispetto al totale dei morti per modalità di trasporto, i pedoni sono il 25 per cento (1 su 4) e i ciclisti il 20 per cento (1 su 5).
Le strade più pericolose per i pedoni (quelle cioè con il più alto numero di investimenti) sono: Aurelia, Adriatica, Statale Tosco-Romagnola, Padana Superiore e Casilina.
Ci sono, però, anche alcune note positive. L'Aci conclude, infatti. indicando le strade su cui la situazione è migliorata, pur se in alcune di esse, come la Statale del Lago di Como e dello Spluga, il numero di incidenti per chilometro è ancora superiore alla media nazionale. Rispetto al 2016, nel complesso, le strade nelle quali gli incidenti sono diminuiti in modo consistente sono (insieme a quella già citata dello Spluga) il Grande raccordo anulare di Roma, la 106 Jonica, l'Appia, la Statale dei Giovi tra Piemonte e Liguria e la Salerno-Reggio Calabria.
Quali sono le principali cause degli incidenti stradali? Le strade con il maggior numero di casi sono accomunate dall’elevata velocità di percorrenza e dalla presenza di curve ad ampio raggio. Si tratta perlopiù di strade ad alto scorrimento, vicine alle grandi città: molto spesso sono tangenziali, ma vengono affrontate come se fossero autostrade.
L’altra grande causa di incidenti al volante è la distrazione e ovviamente il principale responsabile è l'uso del cellulare alla guida: non per nulla i tre quarti degli incidenti in Italia avvengono sulle strade urbane e quasi sempre perché si distoglie lo sguardo dalla strada per rivolgerlo al proprio smartphone.
Nel lungo periodo il confronto dei dati evidenzia, dunque, una notevole diminuzione degli incidenti stradali, con un -22 per cento rispetto al 2010. Campagne di sensibilizzazione, veicoli che hanno implementato la sicurezza e sistemi di controllo meccanizzati hanno perciò contribuito a ridurre anche il numero dei morti del 17,8 per cento.
Giusy Iorlano è giornalista professionista. Laureata presso la Luiss Guido Carli di Roma, due master, ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali occupandosi soprattutto di economia e finanza. Collabora da diversi anni con Milano Finanz
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